ANCONA Quattro promozioni in Serie A, compresa quella con l’Ancona nel 2002-2003 (le altre con Torino, Piacenza e Cagliari), colonna e bandiera del Torino, dove rimase dal...
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«Quando arrivai, assieme a Tiribocchi, l’allenatore era Luciano Spalletti. L’anno dopo vivemmo una stagione indimenticabile, con la promozione sancita dal pareggio di Livorno».
Che ricordi particolari ha di quel periodo?
«Indelebili, anche a 20 anni di distanza. Ricordo che all’inizio non eravamo molto pronosticati ma ben presto smentimmo le previsioni e disputammo un campionato di vertice e sopra le righe. Eravamo un organico completo, in cui l’entusiasmo dei più giovani ben si sposava con l’esperienza dei più anziani. E poi c’era un tecnico come Gigi Simoni al timone che creò un’alchimia speciale nel gruppo».
Quale il suo merito maggiore?
«Quello di infondere sicurezza, forza e calma a tutti noi. La sua sagacia tattica, i suoi consigli, rappresentarono una molla determinante per il salto di categoria. Personalmente sono stato contento di averlo ritrovato, e di essermi messo completamente a sua disposizione, visto anche che non ci eravamo lasciati bene all’epoca del Torino».
Quando avete preso consapevolezza della vostra forza?
«Ben presto. Ricordo che una delle svolte del campionato venne dalla vittoria sul Vicenza in casa. Lì abbiamo capito che eravamo veramente forti, abbiamo incominciato a crederci veramente ed abbiamo inanellato una serie di risultati che ci hanno fatto vivere una grande stagione».
Che ricordi ha della città e dell’ambiente?
«Ottimi. Sono rimasto due anni esatti e rimpiango ancora oggi quel periodo. Bella città, Ancona, grande ambiente e voglia di emergere. Tifosi appassionati che non hanno mai mancato di farci sentire il loro sostegno, in casa e fuori. Tutti ingredienti che ci hanno letteralmente spinto fino alla conquista di un obbiettivo impensabile alla vigilia. Ho anche trovato una grande cordialità fra la gente. Tutte cose che alla fine hanno avuto la loro importanza».
Si rivede ancora con i suoi vecchi compagni?
«Francamente con la maggior parte mi sono perso di vista. Ci vediamo con il capitano Salvatore Russo e qualche volta mi sento Ganz. Ma come gruppo ci siamo un po’ dispersi».
L’anno dopo iniziarono i problemi..
«E’ proprio così. La squadra venne stravolta e le cose andarono male da subito. Io ebbi dei problemi alla schiena e ritornai in campo a San Siro, contro il Milan, dove prendemmo 5 reti. Poi, a gennaio, mi trasferì a Cagliari».
Ha seguito l’Ancona in questi ultimi anni?
«Negli ultimi anni poco, visto che sono uscito dal calcio professionistico. So che ha avuto diversi problemi societari e che ora sta ritornando a pensare in grande. Auguro francamente alla squadra di ritornare dove l’avevo lasciata ed ai meravigliosi tifosi di rivivere quelle emozioni che eravamo riusciti a darle all’epoca. Ricordo ancora i festeggiamenti in città, i caroselli, la grande festa finale. Sono cose che rimarranno sempre nel mio cuore». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico