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dal nostro inviato
NAPOLI - Quasi novanta anni fa nasceva Italia-Inghilterra. Da Roma a Napoli, dallo "Stadio Nazionale" al "Maradona", perché anche Diego con gli inglesi ha avuto a che fare, basti ricordare la mano di Dio a Messico 86. Trenta confronti, una «classica», come dice il ct Mancini: undici le vittorie dell'Italia, otto le sconfitte. I Leoni, insomma, siamo noi. Stavolta si gioca al "Maradona", mito argentino-napoletano, e in campo probabilmente vedremo un altro argentino, Mateo Retegui, non ancora mito, lui siciliano di origine, reclutato/naturalizzato da Mancio per mancanza di alternative in attacco. «Mi ricorda il primo Batistuta», dice il ct. Una bella investitura. E intanto stasera il faccia a faccia con Kane, pure lui centravanti "classico", come lo vorrebbe il ct azzurro.
L'ORIGINE
Era il 5 maggio del 1933 quando tutto cominciò: la Nazionale è riuscita a battere l'Inghilterra per la prima volta al nono tentativo, giugno 73, Comunale di Torino, reti di Anastasi e Capello, che bissò, a Wembley, quattro mesi dopo nella mitica notte della vendetta dei "camerieri". Gli inglesi invece non hanno dimenticato il successo per 3-2 a Londra contro i neo campioni del Mondo azzurri che vennero ribattezzati "I Leoni di Highbury" dopo quella battaglia che nessuno voleva giocare, ma il governo italiano invece ci teneva per tenere alto l'orgoglio nazionale. Nelle prime otto amichevoli, quattro pari e quattro sconfitte. Refresh. La tradizione migliora quando si comincia a giocare per qualcosa di vero in palio: all'Olimpico, nel 1976, per la qualificazione ai mondiali in Argentina, finisce 2-0 grazie ai timbri di Antognoni e Bettega, poi gli azzurri perderanno il ritorno con lo stesso risultato (Keegan-Brooking) e questa è l'ultima sconfitta azzurra in partite ufficiali, 1977, una vita fa.
L'Italia è imbattuta con la nazionale dei Tre Leoni da sei partite, e in mezzo c'è la vittoria ai rigori nella finale di Wembley di Euro 2020 (per la statistica, è finita in pareggio, 1-1), poi c'è la recente doppia sfida nei gironi di Nations League, a giugno (0-0 a Wolverhampton) e settembre (1-0 a Milano, rete di Raspadori).
«Mateo mi ricorda il primo Batistuta. Ma bisogna dargli tempo, non è facile per uno come lui calarsi in fretta in una nuova realtà». Intanto ha cominciato a cantare canzoni italiane, napoletane, in ritiro. E' un'iniziazione. Mancini vuole tornare ai vecchi suoi valori, prendendo spunto dallo splendido Napoli: «Il bel calcio, il divertimento. E poi con l'Inghilterra è una classica. Siamo passati da una grande emozione alla immeritata delusione per il Qatar». Stasera la prima senza Vialli. «Lui è con noi: è immortale». Gli azzurri indosseranno una maglia con scritta dedicata "Luca azzurro per sempre". Un avviso dal ct agli inglesi, che stasera saranno 2500/3000 al Maradona (si va verso il sold out). «Non sono un poliziotto, non so se ci siano rischi. In Champions ha creato problemi chi è venuto qui, se chi arriva si comporta bene andrà tutto liscio». Chiaro, no?
Corriere Adriatico