Figlio espulso nel campionato under 15, la mamma fa invasione e picchia l'arbitro

Figlio espulso nel campionato under 15, la mamma fa invasione e picchia l'arbitro
PERUGIA - L’occasione fa l’uomo ladro, si dice. In questo caso, l’occasione fa la mamma-hooligan. L’occasione è un cancello lasciato aperto. Il...

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PERUGIA - L’occasione fa l’uomo ladro, si dice. In questo caso, l’occasione fa la mamma-hooligan. L’occasione è un cancello lasciato aperto. Il finale è un arbitro che cerca inutilmente di difendersi dagli schiaffi.

La follia non si arresta. La follia di genitori sugli spalti, improvvisamente trasformati in tifosi violenti. La follia che va oltre le violenze verbali. La follia che racconta di cori razzisti verso un giovane arbitro, di un «sei un juventino, un fallito...» gridato a un altro, ma anche delle botte. Succede a Castiglione del Lago.
Succede nel corso di una gara del campionato Under 15. Succede che un giovanissimo calciatore della Trasimeno venga espulso: doppia ammonizione. Invece che fare mea culpa per aver lasciato i compagni in inferioriorità numerica, però, il ragazzino a fine gara si getta contro l’arbitro. «Al termine della gara, al rientro negli spogliatoi si avvicinava all’arbitro e lo spintonava in maniera gravemente irriguardosa facendolo indietreggiare di circa un metro, venendo immediatamente fermato dai compagni di squadra». La mano del giudice sportivo, l’avvocato Alessio Tomassucci, è pesante: undici giornate di squalifica.
E se per il ragazzo significa mezza stagione finita, i guai per la Trasimeno sono di natura economica: super multa di 1300 euro per colpa della mamma-hooligan. «Perché al termine della gara, sfruttando un cancello lasciato colpevolmente aperto, soggetto riconducibile a detta società (verosimilmente la madre di un giovane calciatore precedentemente espulso) entrava in campo ed aggrediva fisicamente il direttore di gara. In particolare, la signora, avvicinatasi con tono minaccioso all’arbitro, lo colpiva sul collo per circa dieci volte, altresì strattonandolo e colpendolo sul petto, procurando all’arbitro dolore ed arrossamento».

Motivazioni che strapperebbero anche un sorriso, se non fosse che nel calcio dilettantistico e giovanile la violenza in campo e fuori è di settimana in settimana sempre più preoccupante. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico