«Mi ero ristabilito e il primo tampone lo aveva accertato, ma il secondo ha rivelato la drammatica realtà: ero di nuovo positivo. È come segnare un gol...
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Il giornalista aveva viaggiato in aereo fino a Pisa, per poi raggiungere Milano in auto per la partita del 19 febbraio scorso. Una volta tornato in Spagna, aveva saputo del primo focolaio di Codogno e, non sentendosi bene, aveva chiesto e ottenuto di essere sottoposto al tampone. L'esito era stato quello temuto: in Italia, il 44enne Kike Mateu aveva contratto l'infezione da coronavirus.
Dopo un lungo isolamento, il giornalista sembrava essersi ristabilito e il primo tampone successivo alla quarantena aveva stabilito la sua negatività. Il secondo tampone, tuttavia, aveva smentito il primo.
Durante la sua quarantena, Kike Mateu ha aggiornato costantemente i follower su Twitter sulle proprie condizioni di salute. L'esperienza personale gli ha insegnato molte cose e il giornalista spagnolo ha deciso di condividerle con tutti. «La forza del virus dipende dalla carica virale: più è forte, più il virus ti attacca. La forza del sistema immunitario varia molto a seconda delle persone e si basa sulla rapidità della generazione degli anticorpi» - ha spiegato - «Fino al terzo giorno, ho avuto raffreddore, tosse, difficoltà respiratorie e malessere generale. Per due giorni ho avuto anche la febbre alta, abbassata grazie al paracetamolo. Dal sesto al decimo giorno ho avuto di nuovo i sintomi iniziali, dall'undicesimo sono sparite le difficoltà respiratorie, in quelli successivi sono rimasti il raffreddore e la tosse secca. Alla fine, è rimasta solo la tosse secca».
La lunga quarantena di Kike Mateu, purtroppo, si è protratta piuttosto a lungo a causa dell'esito sfavorevole del secondo tampone. Il giornalista, tuttavia, proprio pochi minuti fa ha raccontato di essere guarito e lo ha fatto, ancora una volta, con una metafora calcistica cara a tutti gli spagnoli: «Giorno 25 di quarantena per il coronavirus. Siamo nel secondo tempo supplementare, è il minuto 116'. Entra il medico nella mia stanza, mi guarda e tira: segna Iniesta, l'ultimo tampone è negativo. Finisce la partita, vado a casa: è follia, siamo Campioni del Mondo. Oggi festeggio io, domani lo faranno anche tutti gli altri».
Corriere Adriatico