Elisa Di Francisca e i vaccini, stoccata a Djokovic: «No vax? Rabbrividisco»

Elisa Di Francisca, che stilettata a Djokovic
JESI  - «Djokovic è contrario al vaccino per il Coronavirus? Rabbrividisco». Così Elisa Di Francisca risponde con una stoccata delle sue alla...

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JESI  - «Djokovic è contrario al vaccino per il Coronavirus? Rabbrividisco». Così Elisa Di Francisca risponde con una stoccata delle sue alla volè di Novak Djokovic, tennista e campione serbo, che l’altro ieri ha espresso la sua contrarietà all’obbligo del vaccino. «Personalmente sono contrario alla vaccinazione e non vorrei essere costretto da qualcuno a prendere un vaccino per poter viaggiare - ha detto Djokovic che recentemente aveva donato un milione di euro all’ospedale di Bergamo - Ma se diventa obbligatorio, cosa accadrà? Dovrò prendere una decisione. Ho la mia opinione sull’argomento e non so se quei pensieri cambieranno a un certo punto. Ipoteticamente, se la stagione dovesse riprendere a luglio, agosto o settembre, anche se è improbabile, capisco che un vaccino diventerà un requisito prioritario, subito dopo che saremo fuori dalla quarantena. Ma ancora non c’è nessun vaccino».


Di fatto Elisa, oro individuale e a squadre a Londra 2012 e argento singolo a Rio 2016 nel fioretto, si schiera così agli antipodi rispetto alla posizione del numero uno del mondo del tennis: «L’idea che possano scoprire il vaccino e possano farlo a tutti è un miracolo - confessa all’Ansa - Non scherziamo su queste cose. Rabbrividisco solo al pensiero che ci possano essere persone che possono pensare che questa cosa sia un male. Il vaccino salva le vite, è l’unico modo per stare tranquilli. Noi atleti dovremmo essere dei portatori di esempio».


Altro argomento caldo, comune a tutti gli sport in questi giorni di quarantena, è la questione se tornare ad allenarsi oppure no. La fiorettista jesina in questo momento non nasconde le proprie perplessità: «Secondo me è molto rischioso - dice ancora Elisa - Anche se nel nostro sport siamo a distanza, poi però c’è assembramento ed è difficile evitare i contatti. Finché non ci sarà un vaccino ci sarà sempre la paura. Quando facciamo sport noi facciamo sport: non pensiamo a quante volte ci mettiamo le mani in viso, stiamo a contatto. La vedo molto faticosa». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico