MONACO - Come un aereo in una nuvoletta. Il Bayern Monaco ha travolto, sfarinato, perfino vaporizzato il Werder Brema all’Allianz Arena e l’ha inchiodato così a un passivo...
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Sei gol oggi, come detto: e sarebbero potuti essere di più. Sette, otto o nove: non avrebbe fatto differenza, a ben pensarci. È vero, il Werder si è rivelato un ostacolo basso, ormai franato ai confini dell’improbabilità, ma la squadra di Pep Guardiola ha offerto comunque una prova densa di mirabilie. Una sorta di compendio, di mescolo delle migliori qualità possibili. E il rientro di un campione come Ribery non potrà che aggiungere frecce all’arco del tecnico catalano.
Inutile soffermarsi sulla stretta cronaca legata alla sfida di oggi. Sintetizzeremo però i gol, a beneficio degli appassionati: capitan Lahm col destro dal limite per il vantaggio, Xabi Alonso a convertire una punizione nel proprio primo gol tedesco, Müller dal dischetto del rigore, Götze indovinando un destro a giro millimetrato (o millesimato, va detto), ancora il piccolo Lahm da due passi a capo di una manovra ingentilita da un colpo di tacco e, infine, di nuovo Götze, bravo a scaricare un destro radente oltre la portata di Wolf dai 20 metri. Un allenamento del giovedì, si potrebbe dire.
Di là delle geometrie disegnate sul prato, i collaboratori di Rudi Garcia avranno certo riempito taccuini e iPad di appunti. Il Bayern, del resto, ha impressionato per la maestria del possesso del pallone: un poco sterile forse, specie durante alcune frange della partita, eppure sempre capace di innescare d’improvviso un’azione fulminea. E fatale. Il verbo tattico di Guardiola è una sorta di 3-5-2 declinabile facile in un 3-4-2-1, considerando che Robben e Götze supportano il centravanti Müller sulle corsie.
Ecco, uno degli snodi del duello dello stadio Olimpico fiorirà proprio sotto le tribune: anche perché i terzini tedeschi, Boateng e Alaba, agiscono quasi da ali pure, volando addirittura verso il fondo del campo. Benatia sedeva in panchina, mentre le assenze di Schweinsteiger, Badstuber, Javi Martinez e Thiago Alcantara continuano a influire in misura limitata. Guardiola, come sempre, ha inventato la ricetta della meraviglia.
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