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ASCOLI - Lo scorso 1° aprile in occasione dell’incontro di calcio valevole per il campionato di Serie B Ascoli-Brescia al termine della partita, conclusasi senza alcuna criticità fra le opposte tifoserie, i tifosi bresciani, dopo essere saliti sui loro automezzi ed aver costituito un convoglio scortato dalla Polizia di Stato per il deflusso dal centro cittadino arrestavano la marcia dopo aver percorso poche centinaia di metri, in modo apparentemente pianificato.
Alcuni tifosi, incuranti delle forze di Polizia al seguito, scendevano quindi dai mezzi impugnando aste di bandiera ed altri oggetti contundenti, con la chiara intenzione di provocare la reazione di alcune decine di sostenitori ascolani che al momento del fatto si trovavano all’interno di un esercizio commerciale.
In tale circostanza gli ultras bresciani, dopo aver gettato una bomba carta all’indirizzo dei tifosi ascolani, si rendevano responsabili del lancio di sassi, artifizi pirotecnici come torce illuminanti, bottiglie vuote ed aste di bandiera, rendendo necessarie alcune azioni di contenimento da parte degli operatori di Polizia che rimanevano coinvolti dal lancio del materiale. Al termine della partita infatti 7 agenti riportavano lesioni con prognosi dai 7 ai 40 giorni.
I successivi accertamenti esperiti dal personale della Questura di Ascoli Piceno, coadiuvato dalla Digos della Questura di Brescia, grazie soprattutto alla visione dei filmati registrati dalle telecamere di sicurezza dell’impianto e dalle telecamere mobili degli operatori del locale Gabinetto di Polizia Scientifica hanno permesso di individuare 31 tifosi bresciani denunciati a vario titolo per le condotte illecite descritte. Tutti i soggetti identificati sono stati deferiti ognuno per le proprie condotte penalmente rilevanti, venivano quindi emessi nei confronti degli stessi, dalla Divisione Anticrimine della Questura di Ascoli 31 provvedimenti amministrativi di Daspo, di cui 11 con obbligo di presentazione per periodi variabili dai 18 mesi ai 6 anni per complessivi 112 anni. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico