Ascoli: calcio e città non meritano uno scempio del genere

Ascoli: calcio e città non meritano uno scempio del genere
Ma pensate davvero che questo giornale possa sopportare per molto questa avvilente discesa agli inferi? Che si possa tollerare anche solo per una settimana ancora questa cavalcata...

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Ma pensate davvero che questo giornale possa sopportare per molto questa avvilente discesa agli inferi? Che si possa tollerare anche solo per una settimana ancora questa cavalcata alla rovescia, questo museo degli orrori messo in piedi da una banda di improvvisati che al confronto Otto&Barnelli sarebbero manna dal cielo. Ricapitolando cos’è l’Ascoli calcio adesso: peggiore avvio nei 24 campionati di Serie B, peggiore attacco della cadetteria, peggiore squadra in trasferta, ultimo in classifica. L’ultracentenaria storia dell’Ascoli non merita questo, la città neppure. Anche nei momenti più bui, quando non si pagavano gli stipendi e fioccavano i punti di penalizzazione, l’Ascoli non palesava limiti tecnici, tattici, fisici e caratteriali così imbarazzanti. La scelta di imbastire una multinazionale del calcio con tredici giocatori provenienti da ogni angolo della terra, che non conoscono (o conoscono poco) la lingua italiana, il calcio italiano, l’ambiente ascolano, si sta rivelando fallimentare. Quindi: sperando che presto Delio Rossi dia una sterzata, a gennaio bisognerà rivoluzionare l’Ascoli con acquisti di qualità, magari guardando in casa e non all’estero. Ci appelliamo all’orgoglio di Pulcinelli. Un imprenditore di successo così affermato, così attento all’immagine pubblica, che ha mandato via (a torto) Vivarini e Zanetti perché allenatori poco vincenti, può tollerare un siffatto disastro? Quale ritorno possono avere gli sponsor e le sue aziende da una squadra ultima con il fango alla gola? Il successo non consiste nel non commettere errori ma nell’evitare di ripeterli. Perché errare è umano, perseverare è diabolico.

 

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Corriere Adriatico