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Marche, quanti ricordi
«È sempre bello tornare nelle Marche.
Il calcio di una volta
Nell’evento organizzato in collaborazione con i Milan Club di Jesi e Castelfidardo (condotto da Luigi Brecciaroli di Radio Arancia), insieme al direttore del Corriere Adriatico Giancarlo Laurenzi e a Carlo Ciccioli in rappresentanza della Regione Marche, si è parlato anche dell’evoluzione del calcio italiano. Arrigo, come nel suo stile, non ha usato mezze misure: «Oggi si punta tutto sulla tattica, si aspetta solo l’errore dell’avversario. I padri fondatori inventarono il calcio come sport offensivo e di squadra, in Italia lo abbiamo trasformato in individuale e difensivo. Siamo al paradosso». Sugli allenatori, figure spesso ancor più mitizzate dei calciatori, la visione è chiara e lineare. Senza bisogno di ulteriori interpretazioni: «Il bravo allenatore è quello che dona un gioco, che aiuta i giocatori a diventare più bravi. Un regista aggiunto, nel vero senso della parola. Avete mai visto un film senza trama? Non si può lasciare il calcio all’improvvisazione».
La benedizione a Spalletti
A proposito di Marche e di Ancona, tanti anni fa - era la seconda parte della stagione 2001-2002 - passò da queste parti anche un certo Luciano Spalletti, attuale Ct azzurro dopo le dimissioni di Roberto Mancini, uno jesino doc per rimanere in tema: «Spalletti è come me, può fare bene. Mi rivedo tanto in lui, ma non è il solo. Apprezzo Sarri, Gasperini, Italiano e Pioli. Inzaghi sta per vincere lo Scudetto, si è evoluto. Permettetemi però di dire che in Champions League, contro l’Atletico Madrid, ha sbagliato. Le formazioni spagnole vanno aggredite, la sua Inter si è difesa troppo. Ma crescerà, ha intrapreso la strada giusta».
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Corriere Adriatico