Amaolo a Pineto per la decima «Una marchigiana mi rivoleva»

Il tecnico sangiorgese Daniele Amaolo, 55 anni, dopo la salvezza conquistata la scorsa stagione con la Vis Pesaro
ANCONA - Emigra in Abruzzo per «inseguire la mia decima». Daniele Amaolo, tecnico sangiorgese di 55 anni, uno che in carriera è subentrato nove volte...

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ANCONA - Emigra in Abruzzo per «inseguire la mia decima». Daniele Amaolo, tecnico sangiorgese di 55 anni, uno che in carriera è subentrato nove volte raggiungendo sempre la salvezza, è tornato in pista: da martedì è alla guida del Pineto e domenica debutterà a Castelfidardo. «Sarà subito dura. L’imperativo è lavorare e trovare subito equilibri. Ci sono Micolucci, Cacciatore, Ragatzu e un buon organico, ma anche sei infortunati». Specializzato come nessun altro a prendere squadre in corsa conducendole al traguardo, possiamo già depennare il Pineto dalla bassa classifica. «Questo discorso lascia il tempo che trova - ribatte Amaolo - In Serie D c’è grande equilibrio, i particolari fanno la differenza. E poi passato e statistiche non contano».


Eppure, chiarito che spesso la storia si ripete anche per questioni lavorative («ho uno stabilimento balneare, l’estate è lunga per me»), proprio qui c’è nascosto un bel primato raggiunto. All’inizio è accaduto a Monte Urano (2000/01) e a Morro d’Oro, poi a Grottammare e a Macerata, due volte con l’Angolana, quindi a Jesi, Recanati e il 1° maggio scorso con la Vis a Pesaro. Filotto fatto: è stato mister salvezza in tutte le province delle nostre Marche. «Non ci avevo mai fatto caso», snobba. L’accordo con il Pineto arrivato dopo che il Matelica ha virato su Mecomonaco è «solo una coincidenza - dice ancora - Sinceramente questa possibilità di scelta non l’ho avuta. Domenica sera sono stato contattato e martedì la cosa si è evoluta».


Un contatto con una marchigiana però c’è stato, da scegliere tra Vis, Jesina e Recanatese più o meno in difficoltà: «Sì, da una di queste tre è arrivata una proposta - chiosa mister salvezza - ma non dico di più. Neanche sotto tortura». Meglio pensare all’Abruzzo che in passato gli ha già regalato una gioia mica male: nel 2003/04 ha condotto il Morro d’Oro, squadra d’un paesino di tremila anime, in Serie C per la prima volta nella sua storia. «Sì, diciamo che mi porta bene, ma io penso solo alla decima». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico