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ASCOLI - Il collezionismo di opere d’arte come ricerca continua, che si sviluppa in un percorso del cuore, della sensibilità e della bellezza. È questo il significato profondo della mostra “La ricerca della bellezza. La collezione Cavallini Sgarbi. Da Lotto a Morandi.”, che aprirà i battenti domani a Palazzo dei Capitani di Ascoli Piceno e terminerà il 30 settembre 2022. L’esposizione, composta da circa un’ottantina di opere provenienti dalla collezione privata della famiglia del critico d’arte Vittorio Sgarbi, traccia le tappe di un emozionante itinerario artistico che, a partire dal Quattrocento, si articola lungo quattro secoli.
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Professore, qual è stata la genesi della collezione?
«Qualche anno fa è stata costituita una fondazione, con l’intento di celebrare la mia famiglia.
Quando ha iniziato ad acquistare e raccogliere i pezzi che compongono la collezione?
«A partire dai primi anni Ottanta. Inizialmente acquistai importanti libri d’arte; questa è stata, sostanzialmente, la partenza collezionistica. In seguito ho cominciato a comprare quadri e sculture, in numero molto ampio».
Quanti sono i pezzi che compongono la collezione?
«Il nucleo costitutivo della fondazione è fatto di circa cinquecento opere vincolate dallo Stato, beni significativi e di particolare rilievo artistico e culturale».
L’esposizione di Ascoli è piuttosto eterogenea. Esiste un trait d’union che raccoglie le opere?
«Quella di Ascoli sarà un’antologia che intende illustrare l’identità di una collezione che è, idealmente, senza confini. Saranno esposte le terrecotte di Matteo Civitali e Agostino de Funduli e una straordinaria raccolta di preziosi dipinti eseguiti tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento, fino ad arrivare, con un salto temporale che giunge al Novecento, a Giorgio Morandi. Le opere sono tante e in questa occasione saranno presenti anche acquisti recenti. C’è una grande sezione dedicata all’arte emiliana con Nicolo dell’Arca, scultore attivo su Bologna, oltreché ai pittori ferraresi come il Garofalo o l’Ortolano».
Sono presenti opere legate al territorio marchigiano?
«Sono esposti due capolavori di Lorenzo Lotto - uno dipinto nelle Marche, l’altro a Bergamo – e alcuni capolavori del Sassoferrato. Poi c’è il Podesti, pittore di Ancona».
Cosa significa per lei collezionare?
«Le opere non si comprano a caso. Diventano dei punti di appoggio alle proprie teorie. A volte si trovano senza averlo previsto e costituiscono una sorta di percorso del cuore. Il collezionismo è essenzialmente ricerca». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico