Inaugurato il museo dell'arte recuperata. Sgarbi: «È tra i più importanti delle Marche»

Vittorio Sgarbi con Barbara Mastrocola all'inaugurazione del Museo dell'arte recuperata di San Severino
SAN SEVERINO - Vittorio Sgarbi è stata la guida d’eccezione per la stampa e le autorità all’anteprima della presentazione delle opere esposte nel museo...

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SAN SEVERINO - Vittorio Sgarbi è stata la guida d’eccezione per la stampa e le autorità all’anteprima della presentazione delle opere esposte nel museo dell’arte recuperata, Marec di San Severino, è stato invitato ad ammirare l’esposizione dall’arcivescovo monsignor Francesco Massara. «Qui dentro c’è almeno un dipinto appartenente ad una collezione di inagibilità perenne, la Madonna di Lorenzo D’Alessandro che non sono mai riuscito a vedere. Grazie al vescovo c’è stato l’abbattimento della Bastiglia, la liberazione di quest’opera straordinaria, uno dei capolavori più importanti di questo museo», ha esordito Sgarbi, indicando con le mani e le braccia tese i vari dettagli del quadro.

 


Il pilastro
Sgarbi, accompagnato dal sindaco Rosa Piermattei e dalla direttrice del Marec Barbara Mastrocola, ha proseguito: «Il museo ha un altro pilastro importante: l’Assunta di Andrea Boscoli, pittore fiorentino che ha lavorato a San Ginesio, che non può stare nei depositi. Sono opere necessarie ma di difficile collocazione. Ci sono anche il primo maestro di Camerino Giovanni D’Angelo Antonio e Giovanni Boccati. Vedere due capolavori del Boccati a San Severino è come vedere Putin che ha conquistato il Donbass. Questo è un museo pieno di sorprese». Di fronte ad ogni quadro, Sgarbi ha sempre qualcosa da dire, qualche dettaglio da spiegare.


Il museo


Nel museo ricavato al piano terra del palazzo arcivescovile inevitabile soffermarsi anche sul Pinturicchio tra i maestri del Rinascimento italiano, la sua Madonna della Pace dal tratto raffinato è di proprietà dell’arcidiocesi ed è stata spostata dalla pinacoteca civica di San Severino in cui si trovava: «Fossi nel sindaco mi arrabbierei - ha scherzato il critico d’arte - ma è di proprietà dell’arcidiocesi ed è stata messa al primo piano ben visibile. Questo luogo è una compensazione al museo di Urbino, voluto dal vescovo di Tropea e dal sindaco che arriva a rapire opere dal Tacchi Venturi. È un museo tra i più importanti delle Marche, per la quantità e la qualità delle opere esposte, ci sono anche quattro rare sculture lignee, tra cui quella del maestro di Macereto, identificato in Lucantonio di Giovanni Barberetti, che proviene dal suggestivo santuario di Macereto, e che a Visso non potrebbe essere esposta, perché è di difficile riabilitazione. Questa è una collezione involontaria, ma ricostruita grazie a Barbara Mastrocola con il rispetto delle aree e della cronologia, un allestimento pulito e l’illuminazione giusta». Sgarbi che si è messo a spostare le statue lignee piazzandole con maniaca perfezione lungo la linea delle piastrelle del pavimento, ha confessato di non aver trovato nessun difetto, ma ha fatto qualche considerazione sul nome scelto per il museo: «Questo è un museo che durerà almeno trent’anni, tanto ci vorrà a ricostruire le città colpite, io lo avrei chiamato museo dell’arte divina o sacra, Marec, museo dell’arte recuperata desta una certa malinconia. È un museo che permette di vedere in un unico luogo opere per cui prima ci sarebbero voluti quindici giorni, aver restituito al pubblico godimento questo patrimonio culturale che altrimenti non sarebbe potuto essere visto è una grande conquista». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico