“Un castello senza finestre” sul palco delle Muse, proventi in beneficenza. Applausi al gotico apologo sull’amore tossico

“Un castello senza finestre” sul palco delle Muse
ANCONA - Chi è quel pazzo, solo sul tetto, che urla il suo sdegno come un profeta d’altri tempi? “Vox clamantis in deserto”, innalzato al di sopra del...

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ANCONA - Chi è quel pazzo, solo sul tetto, che urla il suo sdegno come un profeta d’altri tempi? “Vox clamantis in deserto”, innalzato al di sopra del palcoscenico, l’attore Luca Violini agita le braccia e sbraita, inconfondibile per la voce e la gestualità carica di espressività. Lui l’ha sempre detto, che sarebbe andata a finire in tragedia: questo è l’incipit de “Un castello senza finestre”, andato in scena, in prima nazionale, sabato sera alle Muse di Ancona.

 
L’adattamento
È l’originale adattamento che lo sceneggiatore Paolo Logli ha fatto del “Castello di Barbablù”, l’opera di Béla Bartók ispirata alla fiaba di Perrault. Sul proscenio, il giovane Michele Guerrieri, classe 1998, esegue al pianoforte la partitura del compositore ungherese, scritta per grande orchestra. Magistralmente accompagna i due cantanti, Andrea Silvestrelli, possente basso-baritono anconetano, nei panni di Barbablù, e il mezzosoprano del Veneto Michela Bregantin, nell’interpretazione struggente di Judith.

A introdurre e commentare il progressivo disvelamento dei trascorsi del padrone del fosco castello, Luca Violini si cala da par suo nelle vesti di un individuo che, nella sua lucida follia, se ne sta proteso sul vuoto. Minaccia di suicidarsi, per l’ottusità dei benpensanti: non hanno saputo capire la profezia sull’epilogo inevitabile di questo gioco al massacro tra un uomo e una donna.

La fiaba di Barbablù, che si rappresenta ai suoi piedi, è la prova della violenza implicita nel rapporto di coppia: lui, geloso del suo fosco passato, chiede a Judith, la giovane sposa, un amore senza riserve; lei nasconde, sotto l’apprensiva dedizione, la volontà di trasformare il marito e le sue abitudini. Ne escono entrambi sconfitti, com’è noto, mentre si chiude il sipario su questo questo lavoro dalle tinte cupe e smaglianti, gotico apologo dell’amore tossico.


I protagonisti


E quando si riapre, Barbablù/Silvestrelli e Judith/Bregantin raccolgono gli applausi che il numeroso pubblico tributa loro, accanto agli altri protagonisti: con Luca Violini, tagliente e appassionato, il bravo pianista Michele Guerrieri e il regista, Matteo Mazzoni, che conferma la sua classe. Applausi anche per Marisa Carnevali, presidente della Fondazione Ospedali Riuniti Ancona, Nadia Storti, direttrice generale dell’Asur, e Mario Guerrieri, primario della Clinica Chirurgica dell’Ospedale di Torrette, cui andranno i proventi della serata. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico