Gaia De Laurentiis con Ugo Dighero in “Alle 5 da me” a Treia: «Nei panni di novelli sposi che ricordano i propri “avvicinamenti” sentimentali precedenti»

Gli attori Gaia De Laurentis e Ugo Dighero
TREIA - Nelle Marche si sente ormai come se fosse a casa sua: Gaia De Laurentiis torna domani, sabato 19 marzo, alle 21,15 sul palco del Teatro comunale di Treia. Insieme a...

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TREIA - Nelle Marche si sente ormai come se fosse a casa sua: Gaia De Laurentiis torna domani, sabato 19 marzo, alle 21,15 sul palco del Teatro comunale di Treia. Insieme a Ugo Dighero, sarà la protagonista di “Alle 5 da me”, per la regia di Stefano Artissunch, e la produzione di Danila Celani, per Synergie Teatrali.

Gaia, con Ugo Dighero come si trova?
«Tra noi c’è grande fiducia, ci aiutiamo l’un l’altro. E prima di questo spettacolo, siamo stati in tournèe insieme anche con “L’inquilina del piano di sopra”». 

 

 
La storia? 
«Lo spettacolo inizia con i nostri personaggi, novelli sposi, che ricordano ciascuno i propri “avvicinamenti” sentimentali precedenti. La scenografia è a vista, noi ci cambiamo sul palco, e con le musiche della Banda Osiris, ci saranno momenti davvero belli. Artissunch è un regista “fisico”, fa lavorare molto i suoi attori».


Gli spettatori si rivedranno nei personaggi? 
«Sicuramente qualcuno si ritroverà in alcuni dei ruoli che interpreteremo. Il filo conduttore è il “film mentale” che uno si fa prima di conoscere una persona. Come il maestro di sci, impersonato da Ugo, che si presenta con grande fascino, ma in realtà somiglia più a un pastore. Nel testo originale di Pierre Chesnot di personaggi ce ne sono molti di più, ma Stefano ne ha scelti solo alcuni. Altri sono arrivati alla vigilia del debutto, e alcuni sono stati tolti dopo qualche replica. Come accaduto a una vigilessa, che io interpretavo e che è stata tagliata per l’equilibro dello spettacolo. Quando me l’ha detto Artissunch, io per gioco, gli mettevo in giro finte multe!».


Alla fine trovano la loro serenità? E quanto è difficile trovarla secondo lei?
«I personaggi? Vivevano sullo stesso pianerottolo, ma non si erano mai considerati più di tanto. Nella vita a me lo chiede? Ora io l’ho trovata, ma ho avuto quattro figli con tre uomini diversi. Credo che bisogna applicarsi per far vivere bene un rapporto, non bisogna mai dimenticare da dove si è partiti».


Sognava di fare questo lavoro? 
«Sì. Mi sono diplomata a 17 anni, e allora ho pensato di tentare uno borsa di studio a Milano. Mi sono detta che se non ce l’avessi fatta avrei provato l’accademia di Roma. Ma mi sono comunque tenuta un piano di riserva: nel frattempo studiavo medicina in Svizzera. Va bene coltivare i sogni, ma bisogna anche studiare. Se non si riesce a studiare, vuol dire che si ha già una carriera». 


Teatro o televisione? 
«Essere conduttrice televisiva è un lavoro diverso dal recitare. Io non ho mai smesso di fare teatro, e oggi la televisione è cambiata, oggi non ne rifarei se non Zelig. L’aver smesso è stato naturale. Comunque non lascerei mai il teatro, ogni volta che salgo sul palcoscenico dico “non vorrei essere altrove se non qui”. Forse tornando indietro, l’unica cosa che cambierei è lasciare Target».


Qual è il luogo marchigiano a cui è più affezionata?


«Ascoli Piceno, ormai la città è diventata qualcosa come la mia seconda casa, per la collaborazione con Stefano (Artissunch). Amo Ascoli, mi piace Fermo, dove sono stata molto tempo fa. Il teatro era stupendo, spero di tornarci. Quanto al lavoro Danila è una produttrice che auguro a tutti gli attori d’Italia, Stefano un regista davvero bravo».  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico