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URBANIA - Leoni d’oro alla carriera alla Biennale di Venezia, Antonio Rezza e Flavia Mastrella, che calcano le scene dall’87 sempre firmando a quattro mani l’ideazione e il progetto artistico degli spettacoli, l’uno performer-autore e l’altra artista autrice, saranno questa sera (21,15) al Bramante di Urbania con “Io”, all’interno del cartellone di Teatri d’Autore, e domani (20,30) al Ventidio Basso di Ascoli Piceno, con “Fratto_X”.
Sempre anticonvenzionali
Poeti dell’assurdo, protagonisti di suggestioni quasi fotografiche e di duetti ai limiti del nonsense dalla dirompente comicità, Flavia Mastrella e Antonio Rezza sono personaggi anticonvenzionali e straordinari interpreti dell’insensatezza che spostano continuamente l’asse delle certezze dello spettatore, che sono sempre in grado di stupire: «Non deve aspettarsi mai niente il nostro pubblico, perché il miglior rispetto è non prevedere il gusto di chi guarda. - afferma Rezza - Ci troviamo in una situazione, oggi, di imbarbarimento completo del gusto e delle opinioni.
La contaminazione con l’arte
Il loro è un teatro letteralmente e continuamente contaminato dall’arte: «L’allestimento scenico di “Io” - spiega Mastrella - si avvale dei quadri di scena o teli intesi come arte e le scene sono coinvolte completamente nell’azione drammaturgica. L’habitat Fratto_X è un impeto da suggestioni fotografiche. Le immagini raccontano la strada che corre e l’impossibilità di agire». «Facciamo quello che gli altri non fanno, Flavia realizza spazi che io vivo, come se fosse un mondo temporaneo, parallelo - prosegue Rezza -. Non c’è una scenografia perché Flavia non è scenografa e io sono un drammaturgo postumo, cioè scrivo dopo che ho pronunciato. Sono figlio del mio corpo e Flavia è figlia delle sue visioni, quindi noi abbiamo poco a che fare con il teatro precotto, sovvenzionato o pre-distribuito. Rappresentiamo un’eccezione insieme a pochi altri, come Bergonzoni, Franco Maresco: eccellenze, ovvero coloro che, non a caso, lavorano per loro stessi e non per chi li paga. Quello che facciamo riguarda tutte le arti perché noi siamo schizofrenici e non è che ci fermiamo al teatro: facciamo cinema, letteratura, io sono diventato musicista, Flavia realizza mostre di scultura, abbiamo fatto la televisione, andiamo all’estero sia con i film che con gli spettacoli, E non siamo sovvenzionati dallo stato, perché lo stato deve stare al suo posto».
La nascita nelle Marche
E le Marche li attendono sempre a braccia aperte: «Noi nasciamo dalle Marche, lavoravamo con lo Stabile, ma ora dobbiamo ringraziare Amat se veniamo qui, assieme al lavoro di tante persone che apprezzano quello che facciamo. Siamo molto legati a questo territorio, è una regione adottiva per noi e ho ricordi bellissimi, anzi, vorrei dedicare queste due date a un grande nostro amico come Marco Morico che è scomparso poco tempo fa, una di quelle persone che rimangono nel cuore». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico