“La lezione” dei Recrimisi dopo 2 anni l’11 giugno al Panettone. Il testo di Ionesco diretto da Duranti

Massimo Buranti
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ANCONA - Riparte l’attività del gruppo teatrale Recremisi al Teatro Panettone di Ancona. Dopo due anni di pausa imposta dalle restrizioni andrà infatti in scena, sabato 11 giugno alle ore 21.00, lo spettacolo “La lezione” del drammaturgo e maestro del teatro dell’assurdo Eugene Ionesco, diretto da Massimo Duranti. Un “dramma comico”, così come lo definì lo stesso autore in modo volontariamente paradossale, in un atto unico, ambientato nell’ufficio - adibito anche a sala da pranzo - di uno stimato professore di una cittadina di provincia, luogo topico e privo di una determinazione spazio temporale ma che, nella sua fisionomia indefinita, assume necessariamente i connotati di un’universalità di intrecci, meccanismi e status quo. 

 
L’uso della parola


«La Lezione è un’opera basata interamente sul grande utilizzo della parola e del fraseggio; è contraddistinta dai giochi sul linguaggio, tanto che gli attori per 60 minuti non smettono mai di parlare», ha spiegato il regista. L’azione non risponde ai criteri tradizionali dello svolgimento teatrale e non è condotta in base ad una progressione calcolata. Tutto ha inizio con un’allieva di una ricca famiglia borghese - interpretata da Alice Bucciarelli - che si rivolge ad un anziano professore - protagonista della storia, interpretato da Gabriele Toppi - per ricevere delle lezioni di matematica, linguistica e filologia comparata, al fine di sostenere l’esame per ottenere la “docenza totale”, qualcosa di simile a quello che oggi è il dottorato o il master post-universitario. Due personaggi stereotipati, che nelle loro intrinseche inclinazioni rappresentano, ognuno per sé, due modi di essere e di agire, due “poteri” nella società, quello della conoscenza esercitato dal docente e quello della fanciulla di buona famiglia, che pretende che tutto le sia dato incondizionatamente, affiancati da una governante - interpretata da Graziella Marsili - dedita alla conservazione del suo status quo e quindi molto attenta affinché il professore rimanga ben rispettato. Sarà lei stessa che diventerà, una volta giunti all’epilogo drammatico della storia, dopo una lunga serie di non sequitur, elemento di stabilizzazione, da personaggio di servizio qual era al principio, andando a governare, per l’appunto, le vicende della casa. «Per molti anni il teatro dell’assurdo è stato accantonato ma il suo fascino rimane attualissimo come il suo scopo, provocare e far pensare il pubblico, rendere più flessibili le menti», ha evidenziato Duranti. E oltre ai temi ricorrenti dell’opera assurda novecentesca, che si contrappone alla vita e al teatro borghesi, ridicolizzando i regimi autoritari e condannando l’esistenza e i gesti umani privandoli di senso, «nello spettacolo che andremo a rappresentare emergerà anche un accenno alla tematica della violenza sulle donne, quanto mai importante e attuale». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico