"Ulisse, Macerata". Luigi Moretti: «Gli ho dato un accento marchigiano perché anche nella sana provincia può succedere di tutto»

"Ulisse, Macerata". Luigi Moretti: «Gli ho dato un accento marchigiano perché anche nella sana provincia può succedere di tutto»
ANCONA - L’Ulisse di Luigi Moretti non assomiglia all’eroe del mito. L’attore marchigiano ce lo presenta stasera alle 21, al teatro Panettone di Ancona,...

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ANCONA - L’Ulisse di Luigi Moretti non assomiglia all’eroe del mito. L’attore marchigiano ce lo presenta stasera alle 21, al teatro Panettone di Ancona, nell’ambito della rassegna Made in Marche. “Ulisse, Macerata” è un monologo, scritto per lui da Fiammetta Carena. «Avevo già fatto cose sue – racconta Moretti – e qualche anno fa le ho chiesto di comporre un testo per me. Il protagonista non poteva che essere Ulisse: l’Odissea è il mio “livre de chevet” da quando sono ragazzo. Lei ha accolto l’idea con entusiasmo, tanto che il copione è già pronto da tre anni. Poi, c’è stata la pandemia, e solo ora, grazie all’offerta di una residenza artistica nello spazio teatrale anconetano, sono riuscito a lavorarci».


Inquietante, il manifesto dello spettacolo ci mostra Luigi, a torso nudo, in preda a un accesso parossistico, che grida alla luna. «Un’efficace rappresentazione dell’interpretazione di Ulisse che ho suggerito a Fiammetta: un uomo comune, ma che si sente furbo, senza esserlo, in cui si concentra tutta la rabbia dell’uomo contemporaneo».
Vero è che un’analisi delle vicende degli ultimi anni rivela che si è liberata nelle persone, nelle forme più diverse, un’insoddisfazione sopita. «E per rendere più riconoscibile il mio Ulisse, gli ho dato un accento marchigiano, perché i fatti di cronaca ci hanno mostrato che anche nella sana provincia può succedere di tutto». Non teme, Moretti, di commettere un reato di leso campanilismo? «Potrei sempre rispondere che mi dispiace, ma basta leggere i giornali, per averne conferma». 


Il carattere


Questo Ulisse non assomiglia a Luigi Moretti, cui pure sono state spesso affidate parti di personaggi aggressivi o loschi. «Me lo sono calzato addosso, anche se, per carattere, è lontano da me anni luce. Eppure, senza condividere molto di questa maschera di uomo orribile, devo confessare che, invecchiando, divento sempre più nervoso, irascibile, intollerante, talvolta preda di attacchi di collera. Lo sa bene chi lavora con me, e mi accusa di perfezionismo. Questo mi ha aiutato a interpretare Ulisse, un uomo che in vita sua non ha mai espresso affetto per nessuno».


Una visione distante da quella tramandata dalla tradizione. La sua famiglia è fredda, scostante: una moglie barbosa, che cuce e disfa; un figlio abulico, che non gli assomiglia. «Ma il testo, molto intenso, è anche divertente, qua e là, ed erotico, come nel rapporto con Calipso, ballerina di lap dance, o con Circe, la “maga della porchetta”. Poi, ci sono scene emozionanti: quella in cui dialoga con Polifemo, in cui identifica il padre/padrone, che vuole divorarlo. Oppure nell’abbraccio con la madre morta, delusa da lui». Delusa da un eroe? «Ma sì, questo Ulisse è cattivo, perché è scontento della sua vita. Fragile e solo. La forza del testo di Fiammetta sta nell’avere aperto una finestra sull’esistenza di un uomo sbagliato, condannato alla solitudine. Anche il cane Argo, l’unico essere cui sia legato da amore profondo, alla fine gli volta le spalle». E lui, collerico orribile uomo, piange disperato. «Un pianto catartico. Però attenzione, non consiglio questo spettacolo alle persone impressionabili, e ai minori». E ci sarà chi resterà turbato dal conoscere un “altro” Ulisse. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico