Stefano Accorsi con "Decamerone" in tour in quattro teatri delle Marche

Stefano Accorsi in Decamerone
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ANCONA - La carne, la morte e il diavolo... l'astuzia umana, l'ingenuità e la consapevolezza raggiunta: c'è tutto di noi, nelle novelle del Decameron. Per questo Marco Baliani e Stefano Accorsi continuano il loro ciclo teatrale “Progetto Grandi Italiani” con Boccaccio, prima di cimentarsi con Machiavelli. “Anche se le storie sembrano buffe, quegli amorazzi triviali, quelle strafottenti invenzioni che muovono al riso e allo sberleffo, mostrano poi, sotto sotto, il mistero della vita stessa o quell’amarezza lucida che risveglia di colpo la coscienza”: così Baliani nelle note di regia del suo “Decamerone”, che torna nelle Marche per la seconda stagione. Sarà il 26 gennaio al Teatro Sanzio di Urbino, il 27 e 28 al Teatro Lauro Rossi di Macerata, il 29 a La Fenice di Senigallia (ore 21) e il 30 e 31 gennaio al Ventidio Basso di Ascoli Piceno (sabato alle 20,30, domenica alle 17,30).


Questa seconda stagione prosegue con immutato consenso da parte del pubblico, che rimane deliziato da questa sorta di commedia dell'arte in cui una avventurosa compagnia di giro, sul suo “carro di Tespi” malandato, mette in scena nelle piazze di paese alcune delle più sapide novelle boccacciane. Stefano Accorsi entra ed esce dai ruoli, proteiforme e scaltro, mobilissimo accanto a Silvia Ajelli, Salvatore Arena, Silvia Briozzo, Fonte Fantasia e Mariano Nieddu. La drammaturgia è a cura di Maria Maglietta, le scene e i costumi di Carlo Sala, il disegno delle luci è di Luca Barbati.

Accorsi, cosa è cambiato nello spettacolo, alla seconda stagione?
“Marco Baliani ha preteso una settimana di prove, prima di partire per la tournée, aggiungendo e togliendo, in base a scoperte maturate durante le rappresentazioni, nel rapporto col pubblico. Trovo che abbiamo raggiunto così un livello maggiore di concretezza, il ritmo è più tonico, dinamico”.

Dopo Ariosto, con il Furioso Orlando, e Boccaccio con il Decamerone, sarà la volta di Machiavelli. Una missione, la vostra?
“Intendiamo valorizzare le nostre radici, e allora potremmo continuare anche per tutta la vita... Certo, la nostra è una rilettura dei classici italiani in chiave teatrale, riscoprendoli in un contenitore insolito: si tratta di comunicare diversamente la letteratura, che viene così vissuta, rappresentata! Baliani rispetta il testo, ma se è teatro che deve fare, non esita a tradirlo”.

Machiavelli, qualche anticipazione?
“Stiamo lavorando al Principe, ma contaminandolo con la Mandragola e con i racconti della sua vita, sul tema dell'uomo in rapporto con la società, ma anche sull'essere umano, e la dinamica complessa del rapporto del potere con la cosa pubblica”.

La natura umana, insomma, come nel Decamerone! Quale, dei tanti ruoli che vi gioca, lei ama di più?
“Avere a disposizione tanti personaggi nello stesso spettacolo è il massimo per un attore... e noi giochiamo con i caratteri! Forse quello che mi piace di più è il marito geloso, perché vi si dimostra meglio che in altri che Boccaccio non si mette mai al di sopra dei suoi personaggi, ma sempre alla pari: tiene conto delle diverse fragilità. E quella del marito geloso è grande: se mal gestita, può portare a una tragedia!”.

Decisamente molto attuale, Boccaccio! Da vedere e rivedere. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico