Violini porta la Callas a Sirolo in una prima nazionale che ripercorre la vita del grande soprano fin dall'infanzia

Violini porta la Callas a Sirolo in una prima nazionale che ripercorre la vita del grande soprano fin dall'infanzia
SIROLO - Un nuovo prodigio di Luca Violini: “essere” Maria Callas. L’attore anconetano riesce a identificarsi nel grande soprano, a entrare nel suo animo,...

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SIROLO - Un nuovo prodigio di Luca Violini: “essere” Maria Callas. L’attore anconetano riesce a identificarsi nel grande soprano, a entrare nel suo animo, interpretando un monologo scritto per lui da Paolo Logli. Lo spettacolo “Essere Maria Callas”, per la regia dello stesso Luca Violini, debutta in prima nazionale sabato alle 21,15 al Teatro Cortesi di Sirolo. Prodotto in collaborazione con l’Associazione Amici della Lirica Franco Corelli, Controvento Aps e Radio Arancia Television, ha il patrocinio del Comune di Sirolo.

 
Le pieghe dell’anima


Nel percorrere l’intera vita di Maria Callas, Logli ha inteso indagare nelle pieghe più intime dell’animo della cantante greca, di cui ricorre quest’anno il centenario della nascita. Aveva visto la luce il 2 dicembre 1923, a New York, in una famiglia di migranti. E proprio dalle sue origini, e da un rapporto conflittuale con sua madre, prende avvio la “confessione” di Maria, bambina che si considera brutta e goffa, e che sogna di diventare esile come un fuscello. Neanche le sue doti canore vengono riconosciute sulle prime, in famiglia, nel confronto con la sorella. Il suo cruccio diventerà il rovello di tutta la vita: conquistare un posto di spicco nella società, dimostrare ai suoi, e al mondo, il suo valore.

Una missione e insieme un destino, un impegno e una dannazione, che hanno sostenuto la sua breve vita e una carriera fulgida, proiettata come un’icona di talento nell’empireo della lirica. Logli ha tratto dai suoi diari le pietre miliari di quest’ascesa, dove è impressionante la caparbia umiltà con cui si sottopose a un provino per essere scelta da Arturo Toscanini, che non ne apprezzava la voce, nel ruolo di una storica produzione del “Macbeth”. E poi, emergono i complessi per il corpo che considerava sgraziato, i sacrifici cui si sottoponeva per riuscire a ottenere un fisico da mannequin, diva qual era diventata, contesa dai più prestigiosi templi della lirica.


I sogni


Parola dopo parola, Luca Violini dà voce ai sogni di Maria e ai risentimenti, al punto che, senza accorgersene, lo spettatore finisce per identificare chi ha davanti con la Divina. E la voce maschile di Luca, duttile e imperiosa com’è, diventa la voce stessa della Callas, che strepita e mormora, si duole e inveisce nella narrazione di sé, tra brevi intermezzi celeberrimi delle sue arie d’opera. Infine, Maria Callas grida il suo disperato bisogno d’amore, mai soddisfatto da uomini sbagliati, come il marito italiano, che ne sfruttò la celebrità, e il miliardario Onassis, che la esibì come una sorta di trofeo. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico