Simona Ripari tra teatro, tv e cinema: «Mi piace diversificare i ruoli»

Simona Ripari
FERMO - Teatro, cinema, spot, doppiaggio e molto altro: il curriculum della trentenne Simona Ripari è davvero ricco. Nata a Fermo, vive a Porto Sant’Elpidio e...

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FERMO - Teatro, cinema, spot, doppiaggio e molto altro: il curriculum della trentenne Simona Ripari è davvero ricco. Nata a Fermo, vive a Porto Sant’Elpidio e per lei il suo non è solo un lavoro, è una vera passione, che l’ha portata a fare molte esperienze e interpretare diversi ruoli. 


Simona, come mai ha iniziato questo percorso? 
«La passione per la recitazione ce l’ho fin da quando ero bambina. Volevo sempre rappresentare qualcosa. Una volta per imitare Indiana Jones, mi sono rotta un polso. Cantavo, danzavo, e mi piacevano molto anche gli animali e la natura. Ma poi a 16 anni ho capito quale fosse la mia strada: lavorare nel settore artistico». 

Tra un ruolo nelle lezioni spettacolo di Catà e uno nelle compagnie che differenza c’è? 
«Il format di Catà è originale, fruibile, infrange le barriere tra pubblico e attori. Le lezioni spettacolo non sono solo nei teatri (anche se sono nati sui palcoscenici n.d.r.), ma ovunque: dai pub ai ristoranti, dai bar fino ai luoghi all’aperto. Spesso basta solo una prova fatta come si deve e poi noi attori possiamo intervenire con piccoli tocchi di regia. Con le compagnie è diverso: lo spettacolo viene prima di tutto. A teatro non si legge, si recita a memoria».

Recita spesso in spettacoli per ragazzi: è questa la sua specializzazione?
«No. A dire il vero la stessa idea di specializzazione non mi piace. Quello che amo del mio lavoro è proprio la diversità di ciò che si può fare. Mi piace variare tra il comico e il drammatico, e mi fa piacere poter lavorare a spettacoli diversi per stile e personaggi». 

È stata in Brasile per “Teatri senza frontiere” con il missionario don Luigi Valentini, recentemente scomparso. Che ricordo ha? 
«Padre Gigio, così si faceva chiamare, l’ho conosciuto grazie a Cesare Catà, suo nipote, e l’ho messo in contatto con Marco Renzi. Nel 2019 io e altri attori di diverse compagnie italiane siamo partiti per San Paolo, per fare laboratori. Con il suo aiuto e quello dell’associazione Condividere onlus siamo andati ovunque, facendo sorridere tutti. Padre Gigio ha creato una splendida realtà, ed oggi lo piangiamo anche qui. Mi sento una privilegiata ad averlo conosciuto, l’ho visto poco tempo fa e mi ha detto “sei una bella persona, sono contento di conoscerti”: non le dimenticherò queste parole». 

Altri lavori? 
«Teatro, cinema, spot, doppiaggio, web. Quest’anno sono tornata ad insegnare teatro ai ragazzi. Per la tv documentaristica “Sirene” (fa fatti di cronaca), ho interpretato l’amica di Melania Rea. Ho recitato in “L’Italia chiamò-mi hanno detto che”, con Franco Oppini e regia di Victor Carlo Vitale, spettacolo storico sulla battaglia di Castelfidardo. E ho preso parte ad una web serie». 

In cantiere c’è qualcosa? 
«Lo spettacolo “Artiste tradotte”, che doveva essere lanciato in occasione della festa della donna. Lo spettacolo, in cui recito con alcune colleghe, parla della vita di alcune pittrici, e di come si sono emancipate. Da gennaio spesso sono a Roma per perfezionarmi come doppiatrice. Altre cose ci sarebbero, ma la scaramanzia mi impedisce di parlarne». 

In futuro sempre attrice o altro?

«È un periodo difficile questo per noi attori. Non posso immaginarmi lontano da questa carriera, ma mi sto avvicinando anche alla pet therapy da fare con il mio cavallo. Spero però che presto si torni alla normalità e dunque al palcoscenico». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico