L’attore Malinverni con i musicisti Monina e Cavalletti in “Viscere, racconto teatrale di terra e di lotta” a Leccia di Serra Sant'Abbondio

L’attore Malinverni con i musicisti Monina e Cavalletti in “Viscere, racconto teatrale di terra e di lotta” a Leccia di Serra Sant'Abbondio
SERRA SANT'ABBONDIO - Sentite le loro voci? I “sepolti vivi” stanno tornando in superficie alla miniera di zolfo di Cabernardi. Le loro storie le potremo...

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SERRA SANT'ABBONDIO - Sentite le loro voci? I “sepolti vivi” stanno tornando in superficie alla miniera di zolfo di Cabernardi. Le loro storie le potremo ascoltare mercoledì, 16 agosto, alle ore 21 a Leccia di Serra Sant’Abbondio dove va in scena “Viscere, racconto teatrale di terra e di lotta” scritto e interpretato dall’attore milanese Luca Malinverni accompagnato dai musicisti marchigiani Serena Cavalletti (violino e canto) e Marco Monina (chitarra classica). Cavalletti e Monina sono anche gli autori delle musiche originali.

 
Lo spettacolo


“Viscere” è uno spettacolo basato sulla memoria del territorio, un racconto coinvolgente dove si narra la storia di Cabernardi, per anni polo minerario importante che aveva reso la valle (di cui fa parte Serra Sant’Abbondio) un luogo di lavoro che aveva attratto una grossa fetta della popolazione. Nel 1952 per evitarne la chiusura i cavatori diedero vita all’occupazione della miniera per 40 giorni, barricandosi 500 metri sotto terra in quella che fu definita la protesta dei “sepolti vivi”. Due anni dopo ci fu comunque la chiusura definitiva e i minatori con le loro famiglie furono costretti ad emigrare. Fu una ferita che ancora oggi non si è sanata.


I tre piani narrativi 


Il lavoro è stato scritto utilizzando lo schema classico del teatro di narrazione con musica originale eseguita dal vivo. Si tratta di un monologo diviso in tre piani narrativi distinti: si inizia in prima persona riprendendo una delle fonti orali e raccontando la vicenda personale di un giovane iniziato alla miniera che cresce e assiste a un grave incidente sul lavoro. Il secondo narrato in terza persona rappresenta la memoria storica degli anziani e il terzo è invece la narrazione giornalistica degli eventi durante l’occupazione.


La ricerca delle fonti 


Lo spettacolo è stato scritto dopo aver ascoltato i racconti dei figli dei minatori che diedero vita a quella protesta, aver raccolto le memorie degli abitanti e letto documenti e articoli dell’epoca. «Nella mia raccolta di narrazioni scritte e orali necessarie alla stesura del testo - sottolinea Malinverni - ho conosciuto l’attuale comunità di Cabernardi e Canterino. Il materiale per esigenze tecniche e di copione ha dovuto subire tagli e soluzioni drammaturgiche, ma i racconti dei figli degli occupanti tra cui quelli di Ardenio Ottaviani, il cui padre ha una storia personale che meriterebbe un film o un’opera omnia, o quelli di Carlo Sabbatini sul sindacato resteranno sempre nel sapore di questo testo. Ciò che, invece, mi ha più sorpreso nelle fonti scritte sono state le firme dei giornalisti che si occuparono della vicenda. Mi sono ritrovato a leggere articoli di Pietro Ingrao, Gaetano Tumiati, riflessioni di Giuseppe Di Vittorio e una meravigliosa narrazione di Gianni Rodari pubblicata sul numero 27 di Vie Nuove del luglio 1952».


La rassegna 


Lo spettacolo si tiene nell’ambito dell’Estate Serrana, rassegna organizzata da Comune, Pro loco, associazione culturale “I poeti dell’Eremo” con il finanziamento della Bcc di Pergola e Corinaldo per valorizzare le frazioni di Serra Sant’Abbondio. «Leccia - sottolinea ancora Malinverni - è una frazione particolare. Le alluvioni hanno martoriato il territorio che ora torna a rinascere. Avremo un anfiteatro naturale incastrato tra la chiesa e la valle. In scena di fronte a noi quella montagna di cui racconteremo le gesta. Qui tutti, a parte i numerosi turisti, hanno avuto un parente lontano o vicino che ha lavorato nella miniera di zolfo e credo sarà un’emozione particolare raccontarne la storia». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico