Rinasce lo stendardo di Urbino, le Scuderie del Quirinale si fanno carico del restauro dell’opera

Rinasce lo stendardo di Urbino, le Scuderie del Quirinale si fanno carico del restauro dell’opera
Indimenticabili, le espressioni di disperazione sui volti di Maria, della Maddalena e di Giovanni ai piedi della Croce, mentre Longino trafigge il costato di Cristo, troveranno...

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Indimenticabili, le espressioni di disperazione sui volti di Maria, della Maddalena e di Giovanni ai piedi della Croce, mentre Longino trafigge il costato di Cristo, troveranno una nuova luce, sotto le mani sapienti del restauratore Giacomo Maranesi. A lui è stato affidato il recupero di un pregevole stendardo devozionale, opera di Antonio di Guido di Giovanni Recchi, più noto come Antonio Alberti da Ferrara.

 

L’opera, dal 1883 custodita nel Palazzo Ducale di Urbino, è al centro di un accordo con le Scuderie del Quirinale, a seguito degli importanti prestiti concessi dalla Galleria Nazionale delle Marche di Urbino per la mostra “Arte liberata 1937-1947. Capolavori salvati dalla guerra”.


La gratitudine


L’istituto romano, in segno di gratitudine, finanzierà interamente il restauro dello stendardo dalla doppia faccia: rappresenta sul “recto” la Crocefissione, mentre sul “verso” sono raffigurati i santi Giacomo Maggiore e Antonio Abate. Realizzato nel 1438 per la Confraternita di Sant’Antonio Abate di Urbino, nel 1831 il cardinale Giuseppe Albani fece demolire l’Oratorio della Confraternita, per costruire il nuovo palazzo di famiglia. Fu allora trasferito, con arredi e altri oggetti d’arte, nell’Oratorio di San Giovanni Battista.

E prima di essere affidato alla galleria di Palazzo Ducale, negli anni Sessanta dell’Ottocento era stato da lì spostato nell’ex Convento di San Benedetto, sede del Museo dell’Istituto di Belle Arti delle Marche. Una vicenda complessa, per un’opera sottoposta, per la sua finalità, a un eccesso di esposizione devozionale, che nei secoli ha reso necessari successivi interventi di manutenzione. Il restauro eliminerà finalmente i segni di degrado e la patina che ha finito per rendere poco leggibili le caratteristiche originali; saranno rimossi i materiali dei precedenti interventi, risanate le lacerazioni, ripristinato il supporto e ripulite le superfici pittoriche.

L’espressività che Antonio Alberti ha saputo attribuire alla scena e ai visi, in una narrazione scarna e didascalica, troverà così la giusta valorizzazione. Inoltre, lo stendardo, una volta concluso il restauro, potrà essere esposto nel nuovo allestimento del piano nobile di Palazzo Ducale, mostrando al pubblico entrambe le facce dipinte, come a suo tempo avveniva durante le processioni: la sapiente disposizione delle figure che circondano Maria affranta dal dolore, semisvenuta, sul “recto”, ma anche gli sguardi limpidi e intensi dei due santi che si fronteggiano sul “verso”. E torneranno a splendere i colori dei loro mantelli, e le nuvole che s’intravvedono dalla finestra sullo sfondo. 

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Corriere Adriatico