Natasha Stefanenko con il suo racconto a Libri a 180° di Sant’Elpidio a Mare: «Vi porto nella mia città russa»

Natasha Stefanenko con il suo racconto a Libri a 180° di Sant’Elpidio a Mare: «Vi porto nella mia città russa»
SANT'ELPIDIO A MARE - «Nel mio libro “Ritorno nella città senza nome”, che è romanzo ma all’85% riporta cose vere, racconto la mia...

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SANT'ELPIDIO A MARE - «Nel mio libro “Ritorno nella città senza nome”, che è romanzo ma all’85% riporta cose vere, racconto la mia terra d’origine». Così commenta Natasha Stefanenko durante la presentazione di “Libri a 180°” che si è tenuta al comune di Sant’Elpidio a Mare. Sabato, 7 ottobre, l’attrice e conduttrice sarà ospite della rassegna che si svolgerà al Teatro Cicconi di Sant’Elpidio a Mare, città nella quale ha scelto di vivere quando è nata sua figlia Sasha. 

 


Il volume 


«Ho due cuori – commenta Stefanenko - uno russo e uno italiano, ho vissuto due vite, una in Russia dove sono nata e l’altra in Italia che mi ha accolto e dato tanto. Sono felice di presentare il mio libro a casa mia. La città non è grande, ora mi sono ambientata a Sant’Elpidio a Mare, il dialetto è carino, se ne parla molto, anche a casa, con mia suocera. Il dialetto è una ricchezza, custodisce le tradizioni». Come quelle della sua terra d’origine, dove è tornata ad abbracciare i suoi genitori, accompagnata da sua figlia Sasha.

«I miei si sono fidati del libro – racconta – come si fidarono quando decisi di venire in Italia. Non ho abbandonato la Russia perché stavo male, feci un concorso, pensavo di restare poco per fare la modella, poi invece sono rimasta. E loro non mi hanno mai fatto mancare il sostegno anche se non ci sentivamo per lunghi periodi». Così, dopo una lunga “gestazione”, durata una decina d’anni, è arrivato questo libro, che è tutt’altro che politico. «Non c’è politica – spiega Stefanenko – volevo condividere il mio vissuto e come è cambiato il popolo, perché credo che il popolo russo non si conosca bene e a fondo».

Il racconto parte ai tempi sovietici, di come la Russia era “chiusa in se stessa” ma, ricorda: «Noi russi non ci sentivamo oppressi, poi ci fu la caduta dell’Urss che i giovani presero meglio degli anziani». E il ricordo della sua città d’origine, senza nome, come scritto nel titolo del libro, una città che non c’era nemmeno sulle mappe. «Volle così Stalin, si chiamava con dei numeri – racconta l’autrice – Sverdlosk 45, S-45 nel libro, aveva pochi varchi, almeno un componente per ogni famiglia, all’epoca della guerra fredda, lavorava nella produzione dell’uranio. Nessuno poteva entrare, ma noi potevamo uscire con un pass. Ma, come dicevo, io stavo bene».

L'incontro

L’incontro con la casa editrice è arrivato quando già aveva scritto cinque capitoli. «Devo ringraziare – dice Stefanenko – mio marito Luca e la mia amica Graziella Durante, loro mi hanno aiutata. Quando l’ho visto e l’ho preso in mano è stata una forte emozione, un po’ come quando, dopo le presentazioni, chi l’ha letto mi dice di essere stato colpito da alcuni dettagli o frasi che io stessa non ricordavo più». 


Dopo che Stefanenko avrà presentato il suo libro, spiega la direttrice del festival, Giulia Ciarapica, «ci collegheremo con il vincitore del premio, MatteoPorru, scrittore romano di 22 anni, che ha partecipato con “Il dolore crea l’inverno”, edito da Garzanti. Ma il giorno prima e il giorno dopo ci saranno altre due giornate importanti». Venerdì 6 ottobre si parte con la tavola rotonda “Infanzia, adolescenza e solitudine”, con Eleonora Caruso (ore 21,30), e si parlerà di criminalità giovanile. Ci saranno anche Natasha Diomedi e Nicholas Cantoro, influencer di @todomundoebom e Valeria Gargiullo autrice di “Mai stati innocenti”. Chiusura domenica 8 con Michele Zarra autore di “Forse un altro” e Vincenzo Ferrera, interprete di “Mare Fuori”. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico