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SAN BENEDETTO - L’intellettuale che amava lo sport, anche e in quanto fenomeno sociale, addirittura antesignano nel comprendere come l’attività fisica sia uno straordinario starter per quella mentale. Esattamente a 45 anni dalla tragica morte di Pier Paolo Pasolini Sky Arte celebra il pensatore che forse più di tutti gli altri ha inciso nell’Italia degli Anni Settanta con un documentario finanziato da un crowfunding e da Marche Film Commission che andrà in onda domani - in prime time alle 21.15 - e dal titolo “L’ultima partita”, quella giocata con la nazionale artisti, allo stadio Ballarin di San Benedetto del Tronto contro le Vecchie Glorie rossoblù.
Un’opera che ha impiegato 6 anni per venire alla luce grazie al lavoro certosino del filologo sambenedettese Francesco Anzivino e del regista di Servigliano Andrea Viozzi che hanno realizzato il film trovando anche immagini inedite a colori, girate proprio quel 14 settembre 1975 sul rettangolo di gioco in formato Super 8 da un cineoperatore amatoriale: il vigile urbano Gioacchino Fiscaletti. Le due ore del girato originale sono state ridotte a 50 minuti per esigenze televisive «e mostreranno - anticipa Anzivino - non solo la passione per il calcio di Pasolini come gesto atletico ma soprattutto la trasformazione che la città delle palme ha avuto proprio dagli Anni Cinquanta in poi, diventando da borgo di pescatori una delle tante copie di Rimini. Un’intuizione che lo stesso Pasolini aveva avuto visitando San Benedetto nel 1959 quando era passato di qui per il suo documentario La lunga strada di sabbia. Il nostro obiettivo, dunque, è stato quello di recuperare appunto filologicamente, questo suo concetto di città che nel tempo è antropologicamente mutata». Pasolini nel tracciare come l’Italia era cambiata parlava addirittura del consumismo «come peggiore del fascismo - continua Anzivino - quel “fascismo dei consumi” che era riuscito dove neppure Mussolini».
«San Benedetto in questo senso rappresenta un caso di studio - spiega ancora Anzivino - quale borgo marinaro “senza intelligenza storica” con un turismo massa che ha cancellato le origini.
Corriere Adriatico