Su Sky Arte l'ultima partita di Pasolini al Ballarin di San Benedetto

Pasolini al centro della foto nella formazione scesa in campo al Ballarin di San Benedetto
SAN BENEDETTO - L’intellettuale che amava lo sport, anche e in quanto fenomeno sociale, addirittura antesignano nel comprendere come l’attività fisica sia...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

SAN BENEDETTO - L’intellettuale che amava lo sport, anche e in quanto fenomeno sociale, addirittura antesignano nel comprendere come l’attività fisica sia uno straordinario starter per quella mentale. Esattamente a 45 anni dalla tragica morte di Pier Paolo Pasolini Sky Arte celebra il pensatore che forse più di tutti gli altri ha inciso nell’Italia degli Anni Settanta con un documentario finanziato da un crowfunding e da Marche Film Commission che andrà in onda domani - in prime time alle 21.15 - e dal titolo “L’ultima partita”, quella giocata con la nazionale artisti, allo stadio Ballarin di San Benedetto del Tronto contro le Vecchie Glorie rossoblù.


Un’opera che ha impiegato 6 anni per venire alla luce grazie al lavoro certosino del filologo sambenedettese Francesco Anzivino e del regista di Servigliano Andrea Viozzi che hanno realizzato il film trovando anche immagini inedite a colori, girate proprio quel 14 settembre 1975 sul rettangolo di gioco in formato Super 8 da un cineoperatore amatoriale: il vigile urbano Gioacchino Fiscaletti. Le due ore del girato originale sono state ridotte a 50 minuti per esigenze televisive «e mostreranno - anticipa Anzivino - non solo la passione per il calcio di Pasolini come gesto atletico ma soprattutto la trasformazione che la città delle palme ha avuto proprio dagli Anni Cinquanta in poi, diventando da borgo di pescatori una delle tante copie di Rimini. Un’intuizione che lo stesso Pasolini aveva avuto visitando San Benedetto nel 1959 quando era passato di qui per il suo documentario La lunga strada di sabbia. Il nostro obiettivo, dunque, è stato quello di recuperare appunto filologicamente, questo suo concetto di città che nel tempo è antropologicamente mutata». Pasolini nel tracciare come l’Italia era cambiata parlava addirittura del consumismo «come peggiore del fascismo - continua Anzivino - quel “fascismo dei consumi” che era riuscito dove neppure Mussolini». 

«San Benedetto in questo senso rappresenta un caso di studio - spiega ancora Anzivino - quale borgo marinaro “senza intelligenza storica” con un turismo massa che ha cancellato le origini. Ovviamente noi nel documentario, pur applicando la lettura di Pasolini di questa riflessione, la affianchiamo anche alla consapevolezza che quel borgo marinaro non sarebbe potuto restare tale per sempre e abbiamo intervistato tanti personaggi». E se si parte da chi ha giocato proprio quella partita come i calciatori locali Francesco Villa, Bartolomeo Fanesi e Mario Di Cretico, da notare ci sono anche placide ammissioni. Come quella di Dante Guidotti, soprannominato diomadonna non a caso, che confessa alle telecamere di non sapere chi fosse Pasolini «per lui era uno che faceva film un po’ sconci - racconta il divertente aneddoto Anzivino - salvo poi andare a vedere uno dei suoi film, proprio Salò, il più violento». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico