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SENIGALLIA Due uomini diversi, ma con lo stesso destino: la storia di Ratzinger e Bergoglio rivive nello spettacolo “I due Papi”, su testo di Anthony McCarten, portato in scena da Giorgio Colangeli (Benedetto XVI) e Mariano Rigillo (Francesco). Lo spettacolo, per la regia di Giancarlo Nicoletti, è un fuori abbonamento di Comune e Amat in scena lunedì 11 marzo, alle ore 21, al Teatro La Fenice di Senigallia (info 0717930842).
I personaggi
«I personaggi – spiega Rigillo, che interpreta Bergoglio – appaiono come ben descritti da McCarten, ovvero due persone comuni. Quello in particolare che ha colpito tutti di Bergoglio è la sua voglia di dimostrare di essere una persona aperta alle sollecitazioni». Lo spettacolo affronta e narra i giorni della rinuncia al pontificato da parte di Ratzinger e l’elezione di Francesco, ma anche le vite di due uomini diversi, ma con lo stesso destino. «Bergoglio – sottolinea Rigillo – voleva andare avanti e fare solo il parroco e stava per dirlo a papa Benedetto, che a sua volta, allo stesso tempo, stava per dire al futuro papa Francesco, l’intenzione di rinunciare».
La carriera
«Non è stato difficile – commenta Rigillo – calarsi in Bergoglio, o meglio non è stato più difficile di altri personaggi di questo rango, è il lavoro dell’attore: noi ci mettiamo a disposizione del personaggio». Una lunga carriera, la sua, agli inizi della quale ha avuto la fortuna di potersi formare con Orazio Costa. «Mi ha insegnato l’amore per il teatro – ricorda – la passione, il fatto che per fare bene questo lavoro si deve studiare, perché quello dell’attore è un mestiere che cambia nel tempo e bisogna avere la capacità di adeguarsi ai cambiamenti. Il teatro cambia, è cambiato dagli anni ‘60 e io posso dire di essere stato fortunato, agli inizi, per aver incontrato tanti attori del nostro passato. Oltre a Costa molto mi ha insegnato anche Patroni Griffi. Ho capito che nel recitare si può e si deve trovare e dare gioia, non lasciarsi comandare dai personaggi, ma impadronirsene e veicolarli al pubblico». E ai giovani aspiranti attori sente di consigliare proprio questo, ovvero quanto diceva Orazio Costa: «Lui osservava come i bambini iniziano a giocare “facendo teatro”, quando si divertono a fare il dottore e il paziente. Non bisogna essere dogmatici».
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