Raphael Gualazzi presenta il suo nuovo album "Ho un piano"

Raphael Gualazzi
URBINO  - Raphael Gualazzi in tempo di emergenza Coronavirus, da Verona, dove pensa e lavora per la sua musica, ha il primo pensiero per la sua città ducale:...

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URBINO  - Raphael Gualazzi in tempo di emergenza Coronavirus, da Verona, dove pensa e lavora per la sua musica, ha il primo pensiero per la sua città ducale: «Urbino mi manca tantissimo!».


Ho un piano”… dopo 4 anni.
«E’ legato allo strumento pianoforte che deve sempre essere l’epicentro creativo di tutte le mie composizioni. Le prime parole che ho usato quando ho avuto il piacere di incontrare i cinque diversi produttori che hanno contribuito alla realizzazione di questo nuovo progetto sono state “Ho un piano” (a rimarcare l’importanza che questo elemento sonoro e le sue potenzialità espressive). Avere un piano, altresì, significa anche avere un progetto ben preciso rispetto al proprio percorso: una dimensione “orizzontale” (la mia musica vive di commistioni e collaborazioni con chi ha un sound e degli ascolti a volte diversi dai miei) e una “verticale” (ho la possibilità' di ricercare in profondità la bellezza dei generi che mi hanno sempre ispirato e che hanno come matrice e comune denominatore la cultura jazz)».

Ben 5 produttori.
«Io ho curato la produzione di due brani (“Italia'” e “E se domani”) e interagito nella creazione degli altri. Dade è il produttore di “Carioca”, Mamakass hanno curato “Broken Bones”, “Immobile Aurora”, “Vai via” e “La libertà'”, Federico Secondomè una canzone chiamata “Per Noi”, Stabber due brani chiamati “La Parodie” e “Questa Volta no”, Fausto Cogliati un brano chiamato “Nah Nah'”. Sono state collaborazioni all’insegno dell’ascolto e del rispetto reciproco con la volontà di creare bellezza facendo “danzare” insieme le proprie esperienze e i propri gusti musicali. Con alcuni è nato tutto da jam session perché sono anche musicisti con altri si è parlato, con altri si è programmato con entusiasmo e senza pregiudizi».

Ha parlato di “colori rossiniani”.
«Il mio approccio rispetto ad album di inediti è sempre stato eclettico. Se dovessi suonare lo stesso ritmo e ascoltare lo stesso sound e la stessa forma canzone per due ore mi sparerei. Con un’impostazione come quella che ho sostenuto dal mio primo progetto del 2005 invece non mi annoio mai anzi mi rallegro e il pubblico è felice di partecipare a questo “divertissement”».

Nella presentazione del disco ha inoltre parlato “di una parte che ha dei contenuti un po’ scomodi”.
«“Italia'” è satira. Nasce da alcune ridicoli e infantili battibecchi tra politici italiani e esteri. Nel momento in cui dovevano unire le forze di fronte al problema dell’immigrazione, nel momento in cui dovevano “costruire dei ponti” loro “alzavano dei muri”. La verità, spesso è scomoda. “Nah nah” è l’espressione del dissenso e del disgusto per tutte quelle realtà preconfezionate di cui siamo schiavi e che decidono per noi fin dove possiamo spingerci. Confezioni che funzionano con una lettura superficiale della realtà e che premiano chi si uniforma non certo chi resiste affermando con orgoglio la propria unicità. Bisogna essere orgogliosi della bellezza delle unicità. “Libertà” è una tragicomica discussione sulla relatività dell’essere liberi. Un tema troppo vasto e importante per poterlo affrontare in una piccola canzone. Chiamiamolo un omaggio alla stessa “libertà” in vesti “gabelliate” e “gainsbourghiane”».

“Carioca”?
«Ho incontrato Dade agli studi Sugar. Lui mi ha fatto ascoltare diversi “beat”. Uno in particolare mi ha colpito e ho desiderato innestare un inaspettato “montuno” (tipico accompagnamento pianistico della musica cubana). Il brano ha preso luce. Poi ho incontrato Petrella e abbiamo lavorato sul testo».

Simona Molinaro?
«Con Simona ci si conosceva di vista dal 2014. Poi mi ha invitato come ospite in un evento che aveva organizzato a Napoli presso il Teatro Augusteo con altri ospiti musicisti. Suonammo “Georgia on my mind”, “Maruzzella” e “Follia d’amore”. La invitai nel programma televisivo “Skianto” (andato in onda lo scorso febbraio) del quale ero direttore musicale. Quando ho saputo che sarei andato a Sanremo e mi hanno chiesto che cover volevo portare ho chiesto consiglio al mio caro amico e ex editore Franco Daldello. Entusiasta della scelta di “E se domani” ho pensato subito a Simona. Ed e' stata grande».

Sanremo, tutta positiva la quarta partecipazione al Festival?

«Per me si. E’ sempre bello andare a Sanremo».


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Corriere Adriatico