Elettronica e arte visiva, Tarsi in streaming da Pesaro: «La mia musica è comunicativa»

Il musicista di Senigallia, pesarese d’adozione, Paolo Tarsi
PESARO - Un incontro tra musica elettronica e arte visiva sono al centro del nuovo Ep (in uscita su Bandcamp per l’etichetta Anitya Records) del musicista di...

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PESARO - Un incontro tra musica elettronica e arte visiva sono al centro del nuovo Ep (in uscita su Bandcamp per l’etichetta Anitya Records) del musicista di Senigallia, pesarese d’adozione, Paolo Tarsi. Il titolo dell’Ep è “I Can’t Breathe in the Vacuum” ed è stato realizzato con la collaborazione dell’artista Roberto Rossini, autore dei visuals. La performance musicale sarà in diretta streaming alle 19 di oggi, venerdì 19 febbraio, da Pesaro, all’interno del ciclo di appuntamenti PandeMic Live, concerti suonati dal vivo tra l’Emilia-Romagna e le Marche, ideati da Alessandro Zanoli. 


Tarsi, il “respiro” come forte valore etico e culturale, soprattutto in questo periodo di Covid
«È un momento molto difficile e tutti lo stiamo affrontando con grandi sacrifici, ma la cosa che mi ha davvero tolto il fiato è stato vedere ancora scene di violenza come quelle accadute a George Floyd, l’anno scorso e già accadute nel 2014 per l’arresto di un altro afroamericano, Eric Garner. Mi sono interrogato su cosa sia veramente a toglierci il respiro, su come reagiamo di fronte a certe scene che invitano a non nascondere la testa sotto la sabbia. Vorrei stimolare a capire quali sono i veri problemi che ci mettono in difficoltà nella collettività e il modo in cui la comunicazione ci mette davanti a nuove sfide». 

 
Questo suo ultimo lavoro si può considerare all’interno di un percorso iniziato con “A Perfect Cut in the Vacuum”?
«Come concept sì: il live racchiude i due progetti, il primo era un disco completo, questo ultimo è un Ep. “Vacuum” ne sottolinea l’unione».


Cosa è per lei Vacuum, il vuoto? 
«È il modo in cui ci poniamo di fronte ai cambiamenti sorti con il digitale, la nostra vita è cambiata nel modo di interagire con essi. A me, nato nel 1984, interessa scoprire come stiamo affrontando questo grande cambiamento e quanto siamo consapevoli della potenza dello strumento che abbiamo in mano. Credo infatti che non siamo ancora in grado di utilizzarlo in maniera appropriata: esiste un mare di informazioni che si accumulano, comprese alcune senza importanza che generano un superfluo che crea appunto un “vuoto” comunicativo».


Un’empatia non solo filosofica? 


«Sto cercando di rendere la mia musica sempre più comunicativa, avvicinandomi anche al mondo della canzone su cui intendo approfondire la mia ricerca, come ho iniziato a fare nel progetto precedente. Ma questo periodo ha cambiato molto anche la mia quotidianità e mi sono preso un momento per “respirare” un po’ e capire cosa fare da qui in avanti a livello musicale. Il mio tour europeo è stato annullato e mi sono preso tempo per riflettere, grazie anche al mio ruolo di insegnante di musica (il 20 febbraio ci sarà un open day sul corso di musica tenuto da Tarsi dalla Scuola Peroni di San Michele al Fiume di Mondavio, ndr). Lo stesso live di venerdì è curato come un vero e proprio evento di arte visiva e musica: solo per questo ho deciso di farlo, perché credo che lo strumento tecnologico debba servire per fare “altro”, per creare nuove opportunità di ascolto e visione, ma mai potrà sostituire alcun concerto o performance dal vivo». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico