Tagliabracci e il suo “Dante e il cibo del suo tempo” allo stand della Regione Marche al Salone del libro di Torino

Nicoletta Tagliabracci
PESARO -Tra i tanti omaggi a Dante di questo 2021, il libro della pesarese Nicoletta Tagliabracci “Dante e il cibo del suo tempo” (edito da Ventura Edizioni di...

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PESARO -Tra i tanti omaggi a Dante di questo 2021, il libro della pesarese Nicoletta Tagliabracci “Dante e il cibo del suo tempo” (edito da Ventura Edizioni di Senigallia) è sicuramente tra i più originali e sarà presentato questa mattina (11,30) al Salone del Libro di Torino, nel ricco e variegato stand della Regione Marche. La Tagliabracci, riconosciuta ambasciatrice dell’enogastronomia territoriale, ha infatti intrapreso un viaggio alla scoperta del cibo ai tempi di Dante.


«Il medioevo è un periodo che attraversa più di mille anni e coinvolge tutta Europa; - spiega Nicoletta - ecco perché ho deciso di concentrarmi su un Trecento enogastronomico “nostrano”, che parte da Firenze e segue i passi del nostro esule. Volevo provare a immaginare, con i suoi occhi e i suoi sensi, quello che avrebbe trovato sulle tavole. Dante non era uomo che amasse lo sfarzo a tavola, ma non si sarà potuto tirare indietro dall’assaggiare piatti offerti dal signore che lo ospitava». Ed ecco che Dante diventa una vera e propria guida per Nicoletta, a cui non resta che seguirlo nel suo peregrinare tra le corti e i monasteri (tra cui anche la nostra Fonte Avellana) che lo ospitarono, sbirciando nelle cucine, nelle credenze e, naturalmente, dentro i piatti con la voglia di raccontare qualcosa di insolito. E le sorprese non sono mancate: «Nelle mie ricerche mi sono imbattuta in diverse sorprese: preparazioni che crediamo moderne hanno invece origine antichissima, a cominciare dalla pasta ripiena. Tanti prodotti che consumiamo oggi, sono il frutto del lavoro dei monaci, come, ad esempio, la creazione del parmigiano o l’arte della distillazione delle erbe e la produzione di vini, indispensabili per la liturgia. L’unica cosa che noi abbiamo e che loro non avevano, sono il pomodoro le patate i peperoni, ma è stato stupefacente scoprire che avevano allevamenti di salmone e storione per il caviale. Un’altra cosa è che forse oggi c’è meno divisione della cucina per strati sociali: allora i contadini mangiavano solo ciò che producevano, mentre i ricchi ostentavano sontuosi banchetti, anche con spezie provenienti dall’oriente». Inevitabili i riferimenti al cibo all’interno della Divina Commedia e, nel libro, si trova anche un breve corredo di ricette collaudate e riproponibili anche a casa, già presentate dalla stessa Tagliabracci, in varie occasioni, questa estate, ove il contesto medievale lo consentiva e molto apprezzate dal pubblico.

«Dante conosceva molto bene le Marche - conclude Nicoletta - le ha girate e ha lasciato molte tracce del suo passaggio, con riferimenti riconoscibili nel suo poema: da Urbisaglia ad Ancona, fino al monastero di Fonte Avellana dove, di sicuro, ha assaggiato il liquor d’ulivi». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico