La Banda Osiris da Camerino: «Il nostro è un Rossini davvero pop»

La Banda Osiris
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CAMERINO - Un Rossini pop reinventato da una irresistibile Banda Osiris, segna l’inizio del secondo atto di “Amato Teatro a casa tua!”: da stasera a domenica (gratuitamente sulla piattaforma Marche Inscena alle ore 21,15 venerdì e sabato, alle ore 17 domenica), nell’ambito del progetto Rossinimania per le Marche, il quartetto di colti e folli musicisti propone “Rossinando”, realizzato all’interno dell’Accademia della Musica Franco Corelli di Camerino. Dopo le incursioni jazz di Fresu e Di Bonaventura, le Variations di Mariani, passando per quelle di Elio delle Storie Tese e Cevoli con i Saxofollia di Bosso, anche la Banda Osiris, composta da Sandro Berti, i fratelli Gianluigi e Roberto Carlone e Giancarlo Macrì, propone il suo divertissement intorno al grande compositore pesarese. 

 

 
Macrì, cosa vi ha colpito di Rossini?
«Tutto, ma in realtà, appena ce lo hanno proposto, abbiamo pensato fosse impossibile riproporlo con i nostri strumenti, in quattro. Così siamo partiti adattando alcune nostre cose alla situazione: ad esempio il fatto che sia uno dei pochi che ce l’hanno fatta, in ambito musicale, contro tanti altri grandi finiti malissimo. Abbiamo attinto dal nostro libro, dove cerchiamo di convincere i giovani a “non” fare i musicisti, proprio perché non è facilissimo vivere di musica ed oggi, con questa pandemia, è sempre più complicato. Rossini non solo ha avuto fortuna, ma si è anche permesso di smettere e dedicarsi ad altro. Si dice che il periodo di creatività di un artista duri 10 anni e lui lo aveva capito».


Un Rossini molto pop?
«Dalla parodia di “uno su mille ce la fa” abbiamo modificato per l’occasione anche l’anno che verrà di Dalla, inventandoci un Rossini che scrive al suo compagno di scuola a Pesaro e gli spiega cosa gli sta succedendo, il successo, la gente che lo aspetta sotto la finestra, ecc. Volevamo prendere un po’ in giro la figura del musicista di oggi: ci sono anche i Beatles, in fondo Rossini era come loro, la gente gli chiedeva gli autografi. C’è anche Buscaglione e perfino il “lago dei cigni”, in riferimento al suo soprannome».


Un viaggio trasversale? 
«In realtà anche un viaggio vero e proprio: ci siamo ritrovati di nuovo sul nostro furgoncino, che era da tanto che non usavamo più: partiamo dalla ricerca del nostro camerino al teatro Rossini e finiamo a Camerino…».


Avete passato due giorni a Camerino, nell’Accademia e nella città?


«Abbiamo trovato straordinaria tutta la città, compreso il teatro. Siamo rimasti impressionati dall’Accademia di musica, una struttura con materiale tecnico di altissima qualità: fortunati i ragazzi che potranno frequentarla. Al di là dell’ironia del nostro libro, ci piace molto quando si dà la possibilità di studiare la musica ai giovani. Nessuno di noi 4 ha fatto il Conservatorio, ma è curioso che viviamo facendo i musicisti. Una cosa che forse non si insegna mai nelle scuole è che fare musica è anche divertimento e noi ci siamo sempre divertiti a ironizzare sulla musica e su noi stessi». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico