“Se ci fosse la luce sarebbe bellissimo”, le potenti note di Saagan e il tragico rapimento di Moro alla rassegna Playlist

L’artista veneziano Samuele Gottardello, in arte Blak Saagan
PESARO - Un salto nel passato attraverso la potente musica di Black Saagan: questa sera alle 21 alla Chiesa dell’Annunziata di Pesaro, l’artista veneziano Samuele...

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PESARO - Un salto nel passato attraverso la potente musica di Black Saagan: questa sera alle 21 alla Chiesa dell’Annunziata di Pesaro, l’artista veneziano Samuele Gottardello (aka Blak Saagan) proporrà il suo secondo album “Se ci fosse la luce sarebbe bellissimo”, nell’ambito della rassegna Playlist.

 

 
Il rapimento
L’album evoca i tragici avvenimenti del 1978: il rapimento di Aldo Moro, l’assassinio delle sue guardie del corpo e in seguito quello dello stesso ex presidente del consiglio, per mano delle Brigate Rosse. Tante furono le teorie cospirative accreditate: l’unica certezza è che quell’atto decretò immediatamente l’inizio di una fase di pesantissima instabilità politica in periodo di Guerra Fredda. Su questa spinosa base tematica Gottardello ha forgiato il suo nuovo album, con un titolo che riprende una celebre frase estratta dall’ultima toccante lettera che l’onorevole indirizzò alla moglie Eleonora prima della preannunciata esecuzione. A differenza del precedente concept A Personal Voyage del 2017, basato sugli studi del cosmo svolti dal divulgatore scientifico statunitense Carl Edward Sagan, le digressioni elettroniche di Gottardello fanno ora dell’eclettismo la propria parola d’ordine. Fin dall’inizio la proposta si scioglie tra synth cristallini intervallati da loop e rumori ambientali sui quali il ritmo e il groove fanno vibrante accesso.


Le sequenze


Sequenze motorik miscelate a slanci new wave e brezze psichedeliche si affiancano a momenti di maggior tensione emotiva, dove percussioni tribali lacerano ipnotiche strisce d’organo gotico, ammaliate dalle note di una fisarmonica che ne accentua l’apprensivo aplomb. Gottardello traccia una visione molto personale di tutte le fasi che hanno caratterizzato quei cinquantacinque intensi giorni; elaborazioni di elettronica strumentale che esulano dal tentativo di presentare una personale interpretazione della cronistoria, per concentrarsi, invece, sulle emozioni che l’artista veneziano ha vissuto in prima persona durante un accurato studio di tutto il materiale esaminato. Il risultato è un viaggio in quegli anni di piombo, dove l’estremizzazione della dialettica politica provocò gravi fatti di violenza e lotta armata, riuscendo nell’intento di convertire in musica la vera essenza di lunghe giornate alimentate dall’ansia. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico