Garolla porta lo spettacolo “Per la vita” a Pesaro e Jesi: «Parlo di una libertà rifiutata»

Garolla porta lo spettacolo “Per la vita” a Pesaro e Jesi: «Parlo di una libertà rifiutata»
PESARO - Terzo step di una intensa trilogia dedicata al concetto di “libertà”, “Per la vita”, scritto e diretto da Francesca Garolla,...

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PESARO - Terzo step di una intensa trilogia dedicata al concetto di “libertà”, “Per la vita”, scritto e diretto da Francesca Garolla, sarà in scena questa sera alle 21, al termine di una residenza di allestimento alla Chiesa dell’Annunziata di Pesaro e in forma di “primo studio” al Teatro Pergolesi di Jesi domenica 21 maggio. Vincitrice del premio “Valeria Moriconi. Futuro della Scena 2022”, arriva dopo “Tu es libre” che affrontava da un punto di vista etico o morale le conseguenze delle proprie azioni e “Se ci fosse luce” che invece tocca il tema della responsabilità, individuale, collettiva e storica, nella sua eredità generazionale.


Francesca, cosa accade in “Per la vita”?
«Si affronta una libertà “rifiutata”, evitata, negata a se stessi consapevolmente. Si riflette su come si possa accettare, se non desiderare, una condizione di prigionia, reale o mentale che sia. In scena una donna (l’attrice Viola Graziosi), sola, sembra obbedire alla volontà di qualcun altro, rendendola terrorizzata e disgustata dalla vita che accade fuori dalle sue finestre, costretta, imprigionata in affermazioni, regole e limiti».

 

 
Teatro e filosofia: vista la sua frequentazione universitaria quali i punti di incontro?
«Ho solo studiato filosofia. L’attitudine al pensiero filosofico pervade sicuramente tutto il mio lavoro, ho una tendenza analitica a ricercare temi seguendo degli spunti di riflessione, mentre altri autori partono dalla storia, dai personaggi, ecc.».
Quindi, in questo caso la libertà...
«In realtà il focus sulla libertà è venuto fuori dopo. Nei due testi precedenti indagavo sulla difficoltà della relazione con l’altro, l’impossibilità di trovare un dialogo. La libertà come principio assoluto che non ha a che fare necessariamente col bene o con il male, ma con la possibilità di compiere azioni. Per la vita affronta un ossimoro: si può essere liberi volontariamente rimanendo in una costrizione».
E cosa è la libertà per lei?
«Credo sia la possibilità di avere un posto nel mondo, di essere quello che si è. La possibilità di esprimere la propria natura e i propri desideri, cose che dipendono poi molto dalla parte del mondo in cui abiti, dalla pelle che hai e un insieme di circostanze non sempre a favore».
Jesi e Pesaro, due città che la legano dal punto di vista artistico: il premio Moriconi e la residenza per questo spettacolo.
«Sono molto contenta di aver vinto un premio così importante come quello di Jesi, tra l’altro legato ad una figura che ha fatto la storia del teatro. Un premio importantissimo perché premia la progettualità e non uno spettacolo finito e questo è molto bello e unico. Poi la residenza pesarese, grazie ad Amat: lavorare in uno spazio, avere il confronto con il pubblico mentre si costruisce uno spettacolo è meraviglioso, dovrebbe essere un meccanismo più diffuso. Senza dimenticare il sostegno della produzione realizzata da 369Gradi».
E a che punto è lo spettacolo che vedremo in scena?


«Sono molto contenta del risultato raggiunto. Ovviamente siamo in una fase di sperimentazione, non ho ancora una scena, non ho potuto lavorare sulle luci, ma ho trovato una forma che mi sembra rispecchiare bene sia quello che interessa me che il testo». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico