Condemi porta a Pesaro “Questo è il tempo in cui attendo la grazia”: «Pasolini penetra la realtà con la sua disperata vitalità»

Gabriele Portoghese nei panni di Pasolini
PESARO - Si inaugura con “Questo è il tempo in cui attendo la grazia” la rassegna pesarese che ricorda Pier Paolo Pasolini, in un dialogo con le arti, la...

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PESARO - Si inaugura con “Questo è il tempo in cui attendo la grazia” la rassegna pesarese che ricorda Pier Paolo Pasolini, in un dialogo con le arti, la poesia, la pittura, la fotografia, la musica, il cinema, il teatro e con la società e la politica del suo e del nostro tempo. Lo spettacolo, con la drammaturgia e montaggio dei testi di Fabio Condemi e Gabriele Portoghese, che ne è il protagonista diretto dallo stesso Condemi, è in programma domani, lunedì 2 maggio, alle ore 21 alla chiesa dell’Annunziata. 

 


Il titolo dello spettacolo è tratto da un verso della poesia di Pasolini, “Le nuvole si sprofondano lucide”, inserita nella raccolta “Dal diario” (1945-1947). Una biografia onirica e poetica di Pasolini attraverso le sue sceneggiature. «Nel 2019 il Teatro Verdi di Pordenone e il Teatro di Roma mi hanno chiesto di pensare una messinscena di omaggio a Pasolini», racconta Condemi, «anche se non amo particolarmente la parola “omaggio”. Ho coinvolto Gabriele Portoghese e ci siamo messi a “studiare”, riguardando tutte le opere di Pasolini che ci piacevano e leggendo cose nuove. È stato un periodo molto intenso e di grande gioia, perché eravamo a Roma e ci facevamo lunghe passeggiate nelle zone a lui care, la sua scrittura ha illuminato lo sguardo sulla vita che stavamo vivendo in quel periodo».

Manca quel suo sguardo? «Non so se ci manca, ma leggendo Pasolini si ha la possibilità di penetrare la realtà attraverso questa lente. Lui riusciva a penetrare la realtà con la sua disperata vitalità, andava sempre a toccare il luogo scandaloso dell’essere. La parola scandalo torna sempre nei suoi scritti: scandalo come pietra di inciampo, come una spada che taglia e da quel momento in poi non si guardano più le cose allo stesso modo. Il suo era uno sguardo “febbricitante”, senza sosta e questa è la modalità che ci interessava di più». 


La capacità di guardare le cose oggi si sta atrofizzando... «Mancava - afferma Condemi - anche nella sua epoca, forse, lo sguardo del poeta. Guardare non è l’atto scontato che crediamo, quindi la capacità di Pasolini di mettere su carta uno sguardo, saper cogliere sia la descrizione del momento che del volto, del movimento della macchina da presa, la capacità di cogliere i segni di un mutamento antropologico nella città dei consumi era unica. Penso a quando parla della città di Sabaudia che aveva un’architettura fascista, ma non c’era nulla di fascista in Sabaudia. La società dei consumi ha fatto quello che il fascismo non è riuscito a fare veramente».


Fabio Condemi è partito da Pesaro per fare teatro... «Alla fine è diventato il mio mestiere, in realtà penso sempre di essere fuori posto, ma è anche il mio modo di approcciare il teatro. Scelgo sempre dei testi che siano una sfida al concetto di rappresentazione. A Pesaro ero un musicista, poi iniziai a fare delle letture sceniche con Lucia Ferrati e così, al mio arrivo a Roma feci una prova all’Accademia Silvio D’Amico. Le mie amicizie pesaresi mi hanno fatto scoprire molte cose, e mi porto dentro la malinconia della spiaggia e del mare d’inverno». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico