PESARO - La nuova stagione di danza del teatro Rossini di Pesaro si apre questa sera (ore 21) con “Bella Addormentata” del Nuovo Balletto di Toscana, diretto da...
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Come è nata la sua passione per la danza?
«Ho iniziato a 10 anni. È stata un’idea di mia madre, perché pensava che sarebbe stato un modo per insegnarmi un po’ di disciplina. Poi si sono aperte le porte per un futuro più professionale: a 16 anni mi sono trasferito a Roma e a 18 ero alla Scala di Milano».
Andare all’estero è un percorso quasi obbligato per i giovani danzatori?
«La possibilità di guardare fuori è fondamentale, ma vale per tutti i giovani, anche di altre nazioni. Il viaggio porta sempre tante ispirazioni, scoperta di metodi e influenze. Tutta la mia carriera è stata costruita all’estero, poco dopo i 18 anni, e tuttora è fuori. Consiglio a tutti il viaggio, è fondamentale anche a livello umano».
Dalla danza alla coreografia: un’esigenza nata insieme alla passione per la danza o dopo?
«In realtà è nata ancora prima della passione per la danza, solo che come danzatore ho avuto sempre più coraggio, mentre come coreografo volevo aspettare il momento giusto per avere qualcosa da dire con un mio segno. Non ho mai smesso il mio lavoro di ricerca, ma avevo bisogno di tempo, non volevo copiare nessuno e cercavo un segno intimo, mio».
E qual è il segno di Tortelli?
«Racchiude tutte le esperienze della mia carriera, tutte le cose che amo e odio, apprezzo o disprezzo, cose che hanno trasformato il mio modo di muovermi, in equilibrio tra l’irrazionale, che accompagna tutto il mondo emotivo, e il razionale che disegna la linea più architettonica e plasma la forma del corpo come un labirinto dalle mille entrate».
“Bella Addormentata”, rigorosamente senza articolo: quale il percorso creativo di questo grande balletto?
«In un primo momento ero spaventato: un titolo da serata intera e io fino ad allora non avevo mai superato coreografie da 20 minuti! È stato un sogno divenuto realtà: così mi sono allontanato da tutto ciò che conoscevo, affrontando l’opera con la purezza di un giovane coreografo. Mi sono fatto trascinare dalla musica, ma l’ordine dei brani è totalmente sconvolto, è un Cajkovskij “disordinato”. Ero affascinato da questa idea del mondo reale e irreale e ho diviso la scena in due ambienti: reale come il mondo urbano e irreale come la stanza segreta dei sogni».
Cosa è per lei la Bellezza?
«Tutto ciò che non può essere definito da un canone: qui non si vuole dare una risposta, ma è come se ci fosse un’accettazione del fatto che la percezione dei sogni è un’idea perfetta di quello che vorremmo che fosse, ma in realtà la vera bellezza è la capacità di svegliarsi dai sogni e affrontare quello che abbiamo». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico