Il maestro dell’animazione Massi a Venezia con due corti: «Felice di esserci, ho fatto tutto in piena libertà»

Il maestro dell’animazione Massi a Venezia con due corti: «Felice di esserci, ho fatto tutto in piena libertà»
PERGOLA - Il maestro dell’animazione Simone Massi, nativo di Pergola, torna al Festival di Venezia con due corti: “In quanto a noi” ispirato a Montale,...

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PERGOLA - Il maestro dell’animazione Simone Massi, nativo di Pergola, torna al Festival di Venezia con due corti: “In quanto a noi” ispirato a Montale, nientemeno che Wim Wenders come voce recitante, e “A guerra finita” con la voce di Gino Strada.


Massi, perché Montale e perché proprio i versi di “Avevamo studiato per l’aldilà”?
«“In quanto a noi” nasce come lavoro su commissione e la scelta della poesia non è mia ma di Valerio Cuccaroni dell’Associazione Nie Wiem. È una poesia che non ha bisogno dei miei disegni e dall’altro lato non mi andava minimamente di ripetere l’operazione fatta con il lavoro precedente, sempre commissionato da Nie Wiem.

 

Ne “L’infinito”, infatti, mi ero affannato a correre dietro ai versi di Leopardi e così facendo ho un po’ sacrificato la mia maniera di pensare e di lavorare. Quando ho cominciato a lavorare a “In quanto a noi”, mi sono detto che dovevo fare quello che sapevo e in piena libertà. Al punto che i versi di Montale avrebbero potuto anche non esserci e il film sarebbe rimasto in piedi ugualmente». 


Chi ha avuto l’idea di coinvolgere Wenders?
«L’idea è venuta a me, avevo bisogno di una voce straniera, per rendere meno lucente e inaccessibile la poesia di Montale. Wenders conosce l’italiano ed è un grande poeta del cinema, con una voce molto dolce, era perfetto per quello che avevo in mente. Fortunatamente ha accettato, fra l’altro senza vedere una singola immagine del corto, che all’epoca era in lavorazione. Regalo più grande non me lo poteva fare». 


Veniamo all’altro film. Che cos’è “A guerra finita”? E ha mai incontrato Gino Strada?
«Gino Strada l’ho conosciuto un po’, quel tanto che basta per essere contento e al tempo stesso dispiaciuto per non averlo potuto conoscere meglio. Ma la cosa più importante, almeno per noi che lo abbiamo appena incrociato e sfiorato, è quello che Strada ha fatto, una semina che porterà dei frutti bellissimi. “A guerra finita” nasce da questo sentimento di ammirazione e gratitudine, vuole essere un omaggio al pensiero e alla figura di Gino Strada». 


Sappiamo che sta preparando il suo primo lungometraggio. Cosa l’ha convinta al grande salto?


«Con il cortometraggio penso di aver dato e detto tutto, non mi va di andare avanti per inerzia. Questo pensiero ce l’ho da un po’ di anni, al punto che dal 2014 lavoro solo a cortometraggi che mi vengono commissionati. Il lungometraggio è tutt’altra cosa, un golem che mi prende per i capelli e mi trascina fuori dal comodo di casa. L’idea di ritrovare ostacoli e difficoltà non mi dispiace, anzi. Ho messo in conto i problemi e la possibilità di sbagliare, perfino di fallire. Ma se anche succedesse non finirà il mondo, val la pena tentare, mi sento di farlo».

 

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Corriere Adriatico