Partita da Civitanova, sogna il grande schermo. Non si ferma Maria Elena Matteucci: «Serve tanta tigna in quest'ambiente»

CIVITANOVA Si è presa la ribalta mediatica interpretando il personaggio di Valeria Soleri (un’abile giornalista diventata poi procuratrice sportiva) nella serie...

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CIVITANOVA Si è presa la ribalta mediatica interpretando il personaggio di Valeria Soleri (un’abile giornalista diventata poi procuratrice sportiva) nella serie “Il grande gioco” distribuita su Sky Atlantic accanto a Giancarlo Giannini, Elena Radonicich e Francesco Montanari. Maria Elena Matteucci, classe 1992 di Civitanova Marche, è uno dei principali volti emergenti della televisione italiana. Ma anche del teatro visti i suoi precedenti sul palco. E perché no, un domani, anche del cinema considerati quelli che sono i progetti. 

 
Maria Elena Matteucci, un cammino partito da Civitanova fino ad arrivare al grande schermo. E’ questo il sogno nel cassetto? 
«Intanto sto imparando lo spagnolo, poi vedremo. Certo affacciarsi al mondo del cinema è una cosa che mi ha sempre affascinato. Aspettiamo l’occasione».

Il “Grande gioco” arriva dopo vari Cortometraggi, tanto teatro e impegno a trecentosessanta gradi
«Un cammino importante iniziato quando ero molto piccola a Civitanova con quello che offriva. Lezioni, corsi, esperienze. Poi, dopo il Liceo Classico Leopardi, mi sono spostata un anno a Milano frequentando la scuola di spettacolo Mas prima dell’approdo a Roma. Nella Capitale sono arrivati il diploma di recitazione al Centro Sperimentale di Cinematografia e la laurea in Comunicazione e spettacolo all’Università di Roma Tre. Nulla avviene per caso».

Quanto c’è di Maria Elena in Valeria Soleri? 
«Abbastanza. C’è la determinazione, la caparbietà, un’enorme forza di volontà. Nel nostro settore ci vogliono costanza e pazienza, soprattutto quando si chiudono le pote in faccia. Bisogna insistere: nelle Marche la chiamiamo “tigna”».

Quale consiglio si sente di dare alle giovani che vogliono intraprendere la sua carriera?
«Per quello che è stato il mio trascorso l’unica cosa che mi sento di dire è credere nella propria missione. Come dicevo prima, chi è determinato alla fine arriva».

I social possono aiutare nel suo ambito? 
«Il fatto di mostrarsi è una scelta personale che ognuno fa. Il social è uno strumento potente e va utilizzato con intelligenza, non ci sono controindicazioni a riguardo. Tuttavia la “tigna” è un discorso che esula e non si collega con questo».

Le Marche. Che rapporto ha con casa sua? 
«Non ci vivo ma torno ogni volta che posso. Sono legatissima alle mie origini e alla bellezza marchigiana. Si mangia benissimo, i paesaggi sono stupendi. Scelsi di trascorrere il periodo Covid nelle Marche proprio per questo motivo».

Il dialetto l’ha perso?
«Non si sente?».

Diciamo che lo copre bene


«Scherzi a parte lo parlo sempre, il dialetto non va mai perso perchè è dentro di noi. Bisogna imparare a dominarlo, quello sì».  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico