OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
«Il jazz per dare felicità senza dimenticare i problemi, che alle Marche non mancano di certo». Sono le parole di Paolo Fresu, che domenica 25 settembre (ore 21,30) al teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno chiuderà la prima edizione della rassegna JazzAp. Il trombettista sardo si esibirà con il Devil Quartet, formazione ventennale che annovera oggi Bebo Ferra alla chitarra, Paolino Dalla Porta al contrabbasso e Stefano Bagnoli alla batteria.
L’evoluzione
Un quartetto che viene definito dalla critica come una sorpresa continua: nata come quello che doveva essere il quartetto più elettrico del jazz italiano, questa formazione evolve ora in una versione acustica. «Il quartetto Devil ha 20 anni. È un gruppo rodato che funziona da tanto tempo con un repertorio molto vario che cambiamo di sera in sera» afferma Paolo Fresu che poi prosegue: «Un gruppo che si muove tra l’elettrico e l’acustico.
Gli spettacoli
«Bisogna preoccuparsi quando ci sono manifestazioni che muoiono e teatri che si chiudono e bisogna gioire quando, viceversa, ci sono nuove realtà che nascono perché vuol dire anche lavoro per chi ruota attorno al mondo della musica» osserva il presidente onorario del jazz italiano. «Speriamo che il festival possa continuare. Il jazz italiano ne è felice» afferma lo stesso Fresu, che ci offre la cartina tornasole dello stato di salute di questo settore: «In estate c’è stata un’esplosione di attività concertistica. E questo ha dato ai giovani la possibilità di esprimersi. Ma ritengo che non bisogna soffermarsi al presente, quanto guardare al futuro. Speravamo tutti in una legge per lo spettacolo dal vivo. Attendevamo i decreti attuativi per far sì che quello che è accaduto durante la pandemia non si ripetesse ma poi la caduta del Governo ha vanificato tutto. Ripartiremo da zero. È un periodo di incertezza ed è preoccupante non poter dare una risposta precisa perché dopo 2 anni e mezzo di Covid speravamo di poter vedere la luce e invece possiamo vedere solo degli spiragli».
La vitalità
Quello che sorprende è la vitalità del jazz italiano che in una precedente intervista Enrico Rava aveva lodato e sottolineato. «Il panorama del jazz italiano è incredibile» conferma Fresu che poi prosegue: «C’è una grande vitalità. Mi arrivano molte registrazioni da ascoltare e trovo sempre delle cose di altissime qualità. Se penso a come si suonava quando ho iniziato io, oggi non c’è paragone dal punto di vista qualitativo. Non manca la profondità di pensiero. Forse manca l’esperienza a questi ragazzi che sono purtroppo troppi rispetto alle occasioni per esibirsi che ci sono». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico