“Orgoglio e pregiudizio” con la regia di Arturo Cirillo alle Muse di Ancona

Una scena della commedia
ANCONA - Dal 13 al 16 febbraio prende il via da Ancona al Teatro delle Muse la tournée 2020 della prima versione teatrale italiana del capolavoro di Jane Austen,...

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ANCONA - Dal 13 al 16 febbraio prende il via da Ancona al Teatro delle Muse la tournée 2020 della prima versione teatrale italiana del capolavoro di Jane Austen, “Orgoglio e pregiudizio”, con l’adattamento teatrale di Antonio Piccolo, la regia di Arturo Cirillo; in scena un’eccellente compagnia formata da: Arturo Cirillo, Valentina Picello, Riccardo Buffonini, Alessandra De Santis, Rosario Giglio, Sara Putignano, Giacomo Vigentini, Giulia Trippetta. Le scene sono di Dario Gessati, i costumi di Gianluca Falaschi, le luci di Camilla Piccioni, le musiche originali Francesco De Melis. La produzione dello spettacolo è di MARCHE TEATRO_Teatro di Rilevante Interesse Culturale e Teatro Stabile di Napoli_Teatro Nazionale.

 
Il cast
Interpreti e personaggi: Arturo Cirillo (Sig. Bennet e Lady Catherine de Bourgh), Valentina Picello (Elizabeth Bennet), Riccardo Buffonini (Fitzwilliam Darcy), Alessandra De Santis (Sig.ra Bennet), Rosario Giglio (Collins), Sara Putignano (Jane Bennet), Giacomo Vigentini (Charles Bingley), Giulia Trippetta (Charlotte e Caroline Bingley).
La Compagnia incontra il pubblico sabato 15 febbraio alle ore 18.30 al musecaffè, conduce l’incontro la giornalista Lucilla Niccolini.
 
Dalle note di regia di Arturo Cirillo
Perché portare a teatro “Orgoglio e pregiudizio” di Jane Austen? Perché penso che sia una scrittrice con un dono folgorante per i dialoghi. Perché sono affascinato dall’Ottocento, e dal rapporto fra i grandi romanzi di quell’epoca e la scena. Infatti provai un raro piacere, svariati anni fa, ad affrontare uno strano testo di Annibale Ruccello (strano perché al confine tra il musical e la commedia, tra la parodia e la ri-scrittura) ispirato a “Washington Square” di Henry James. Perché l’ironia di questa scrittrice, il suo sguardo acuto ma anche distaccato sui suoi personaggi l’amo molto. Perché il mondo della Austen dove apparentemente non accade mai nulla di eclatante, abitato per la maggior parte da creature che stanno abbandonando la fanciullezza per diventare ragazze da marito o giovani scapoli da sposare, mi affascina; con tutto il pudore, i turbamenti, le insicurezze, e anche l’orgoglio e i pregiudizi che la giovinezza porta con sé.

Perché questo mondo sociale dove ci si conosce danzando, ci si innamora conversando, ci si confida con la propria sorella perché i genitori sono, ognuno a suo modo, prigionieri del proprio narcisismo, non mi sembra così lontano da noi. Soprattutto pensando a queste giovani eroine spinte a sposarsi anche per avere finalmente un sostegno economico, sottraendosi allo stesso tempo all’indecorosa condizione di zitelle, e allontanandosi dalle proprie famiglie d’origine. Anche se poi la povera e zitella Jane Austen (che mai riuscì invece ad abbandonare la propria famiglia) si divertì a sottrarsi a tutto questo mettendolo in scena nei suoi romanzi, che sono una spietata critica e allo stesso tempo un’amorosa dichiarazione d’appartenenza alla  propria epoca. Per fare questo si cala nei suoi personaggi/alter ego amandoli e prendendoli un po’ in giro, magari standosene nascosta dietro una tenda ad osservarli, ridacchiando tra sé. Da dietro quella tenda, come nel buio di una quinta, celata agli sguardi altrui ma attenta a non farsi sfuggire nulla di ciò che accade, Jane Austen reinventa la realtà attraverso la sua rappresentazione, ma mai smettendo di essere vera. Come avviene in teatro.
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Corriere Adriatico