Naya Rivera, 33 anni, è annegata nel Lago Piru, in California, dopo aver portato in salvo sulla barca il figlio Josey, di 4 anni, senza riuscire a risalire. Scomparsa...
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Nel gioiellino musicale del piccolo schermo Naya Rivera ha interpretato la cheerleader gay Santana, che l’ha portata anche nel 2013 in Italia, ospite del Festival per ragazzi di Giffoni, grazie all’evento speciale Gleeffoni. Ecco cosa ci aveva raccontato in quell’occasione.
Cosa le piace dell’Italia?
«Il Bellini, la moda di Roberto Cavalli, il mare vicino a Capri… insomma tutto!»
Com’è Naya lontana dai riflettori?
«Una casalinga, una tipa tranquilla che cucina e che vorrebbe conoscere la ricetta per la pasta fatta a mano».
Che tipo di carriera sogni?
«Vorrei un giorno seguire le orme degli artisti che stimo, come Ricky Martin, Sarah Jessica Parker e Gwyneth Paltrow. Passo ore a guardare come si muovono, come cantano o recitano e cerco di migliorare rubando i loro segreti».
Cosa ha insegnato ai ragazzi la serie cult Glee?
«Vedendo me su quel palco spero che capiscano che se ce la posso fare io allora ci possono riuscire anche loro, davvero possono fare tutto e inseguire i propri sogni. Nonostante i milioni di “no” che ricevono e che io ho ricevuto».
Quanti sono stati legati al colore della pelle?
«Quando ho iniziato era molto più difficile e raro trovare un protagonista che non fosse caucasico. Invece non dovresti essere giudicato per l’etnia, ma sono per il talento. E io sono fortunata ad esserci riuscita».
Cosa ricordi del debutto in Willy, il principe di Bel Air con Will Smith?
«Avevo cinque anni e non vedevo l’ora di conoscerlo. Peccato essersi persi di vista».
Cosa la rende felice, a parte gli affetti?
«La musica, l’unico mezzo con cui riesco ad esprimere la vera me e quello che provo.
Quando il collega Cory Monteith è venuto a mancare lei si trovava a Londra. Cosa ha risposto ai giovani fan che non sapevano come affrontare la perdita?
«Il lutto è qualcosa di personale e delicato. Credo che il modo migliore per onorare chi ci lascia è rimanere uniti e viverlo insieme».
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Corriere Adriatico