Un futuro luminoso per Palazzo Ferretti, il direttore Gallo: «Qui l'antichità parlerà al visitatore con strumenti d'avanguardia»

Una sala del Museo statale archeologico delle Marche
ANCONA - Si accendono i riflettori su uno dei più insigni palazzi nobiliari di Ancona. Palazzo Ferretti, edificio cinquecentesco, sopravvissuto ai bombardamenti...

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ANCONA - Si accendono i riflettori su uno dei più insigni palazzi nobiliari di Ancona. Palazzo Ferretti, edificio cinquecentesco, sopravvissuto ai bombardamenti dell’ultima guerra, si staglia imponente agli occhi del viaggiatore che arriva dal mare, spiccando nello skyline della città. Già di lontano, una copia dei Bronzi dorati di Cartoceto, innalzata sull’attico, nei primi anni del Duemila, dall’allora soprintendente archeologo Giuliano De Marinis, segnala a prima vista la funzione attuale del palazzo.

 


Dal 1958, è sede del Museo statale archeologico delle Marche, oggi diretto da Nicoletta Frapiccini. Con lei, Luigi Gallo, da un anno direttore del Polo Museale regionale e della Galleria Nazionale di Urbino, ha condiviso l’esigenza di approfondirne la conoscenza, per valorizzare l’intero corpo, edificio e collezione. Nasce da qui la convenzione per uno studio approfondito, nel maggio scorso stipulata dalla Direzione Regionale Musei Marche con la Scuola di specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio e il dipartimento di Architettura dell’Università di Napoli Federico II.

I primi risultati dell’indagine sono stati presentati ieri, nell’auditorium di Palazzo Ferretti, dallo staff che ha condotto le ricerche, capitanato dalla direttrice della scuola, Renata Picone. «Quattro dei sette obiettivi prefissati sono stati raggiunti», ha esordito la docente di restauro dell’ateneo partenopeo. E poi ha presentato i giovani ricercatori che in questi mesi hanno studiato le fonti indirette - bibliografia, iconografia, cartografia, documenti di archivio – per incrociarle con i dati ottenuti da rilievo geometrico e “materico”, tramite strumentazione digitale innovativa, e così ricostruire le trasformazioni subite nel tempo. 


Gli architetti Luigi Veronese, Ersilia Fiore, Sara Iaccarino e Luigi Cappelli hanno illustrato, con l’ausilio di immagini, i risultati della campagna diagnostica e della sua interpretazione critica. «A questa prima fase – ha chiarito la prof Picone - seguirà l’individuazione delle metodologie per interventi di restauro architettonico e messa in sicurezza, nonché per il miglioramento della fruizione. Inoltre, in accordo con la Direzione Regionale, il Museo Archeologico delle Marche costituirà la sede per attività di tirocinio formativo degli allievi della nostra scuola». 


Il direttore Luigi Gallo ha concluso l’incontro. «Una delle più importanti collezioni archeologiche dell’Italia centrale in uno degli edifici più illustri: per l’adeguata valorizzazione di questa eccellenza, mi è sembrato cruciale, in accordo con la Soprintendenza e il Segretariato regionale del Mic nelle Marche, affidare l’approfondimento della conoscenza a un centro di ricerca ad alta specializzazione. E i risultati fin qui ottenuti hanno messo in luce aspetti strutturali e architettonici che permetteranno di fare di questo museo un polo espositivo, e di ricerca, in cui lo splendore degli ambienti dialoghi con la collezione di reperti. Un luogo, in cui l’antichità parla al visitatore con strumenti all’avanguardia».  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico