Lino Banfi: "Lilli Carati? Era una bambola Ricordo quegli anni e quei film con affetto"

Lino Banfi la locandina del film
ROMA - «Mi dispiace molto, me la ricordo bene. La chiamavamo la 'bambola di velluto', perché era piccolina, non tanto alta, ma molto bella. Aveva un corpo fatto bene,...

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ROMA - «Mi dispiace molto, me la ricordo bene. La chiamavamo la 'bambola di velluto', perché era piccolina, non tanto alta, ma molto bella. Aveva un corpo fatto bene, era proporzionata, molto sensuale».




Lino Banfi ricorda così Lilli Carati con cui ha recitato negli anni '70, quelli del boom della commedia all'italiana. Ne 'La compagna di banco' del 1977 di Mariano Laurenti, con, oltre a Banfi, Alvaro Vitali e Gianfranco D'Angelo, l'attrice interpretò la figlia di un industriale che si trasferiva a Trani e si iscriveva all'ultimo anno di liceo diventando il sogno erotico di tutti i ragazzi della scuola.







"BELLA E BRAVA". «Quando recitavamo assieme - ricorda l'attore pugliese -, lei era giovanissima, mentre io ero tra i trenta e i quaranta. Non era solo bella, ma era una delle poche attrici brave di allora. Molte delle ragazze che interpretavano quei ruoli erano straniere, erano brave, ma dovevano combattere con la lingua. Ognuna aveva un tipo di sensualità diversa. Lei parlava bene, era molto sveglia. Credo fosse anche colta, perchè si esprimeva in modo corretto, dimostrava una certa cultura».



"NON LA VEDEVO DA TEMPO". «Era da tempo che non la vedevo - continua Banfi - non avevo più notizie di lei, anche perché si era ritirata, credo non recitasse più. Di diverse attrici di quegli anni ho perso le tracce: non ho più notizie ad esempio di Nadia Cassini e mi hanno detto che è in brutte condizioni finanziarie. Mi piacerebbe avere notizie di Anna Maria Rizzoli. Tra tutte continuo ad avere rapporti solo con Barbara Bouchet, che sta bene e è una bella donna, ed Edwige Fenech. Con lei ho fatto più film che con tutte le altre e ci sentiamo ogni tanto».



"RISPETTO". «Ricordo quegli anni con tanto effetto - dice ancora - c'era rispetto e delicatezza. Avevo il compito di dire sempre: 'sono arrapeto, sono ingrifeto', toccavo qua, toccavo là, ma si faceva sempre tutto con educazione e delicatezza. Forse per questo mi hanno sempre voluto tutti bene. Anche da giovane, quando ero magro, non sono mai stato abbastanza bello da fare innamorare una di queste attrici bellissime, ma mi hanno tutte portato rispetto».

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