Le Marche nel cuore di Chiucchiù, fotoreporter di guerra ma anche testimone curioso della nostra regione

Il fotoreporter di guerra Giuseppe Chiucchiù
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MONTECAROTTO - L’altra dimensione esiste. È quella dell’arte della fotografia. Regala uno sguardo aggiuntivo, evidenzia altri dettagli, mette in luce altri fatti. Insomma, approfondisce altri livelli della realtà. A maggior ragione se l’artefice è un fotoreporter di guerra come Giuseppe Chiucchiù.

 

 
Globe trotter, ha collaborato con Ansa, il gruppo dell’Espresso, gli editori Rizzoli, Rusconi e Mondadori. Tra i suoi più importanti reportage la zona di guerra del fronte Farabunto Martì in Salvador, la rivoluzione del ‘91 in Romania, la guerra in Bosnia Erzegovina, il fronte Mostar a Sarajevo, la rivolta zapatista del Chiapas in Messico. È lui dietro l’obiettivo che racconta la campagna presidenziale di Bill Clinton, le riserve degli indiani d’America, le miniere di carbone in Cina, gli Hindu sul Gange, la crisi in Israele dopo l’attentato a Rabin e quella dopo l’attentato alle torri gemelle ma anche sulla vita quotidiana al confine con l’Afghanistan in Uzbekistan e Tadjikistan.
Nato a Latina, cresciuto artisticamente e professionalmente a Francoforte, alcuni anni fa ha scelto di fermarsi a Montecarotto nell’anconetano. Il vincitore del Nikon Photo Contest International con un documentario sugli ebrei ortodossi di New York confessa: «Ho sentito ad un certo punto il bisogno di percorrere la strada artistica che custodivo da tempo nel cuore. Ritrarre volti, catturarne l’essenza, annullando così ogni distanza». La Leika M e una Sony 35 mm al collo, ha colto l’opportunità con la complicità di un editore tedesco per pubblicare “Le Marche. Terra sconosciuta” ed un altro “Marche. Colline del sogno”. Progetti che sfogliano pagine inaspettatamente ignote delle terre del Picchio. Modus operandi che ha applicato anche all’Italia inspirandosi del reportage dello scrittore giornalista Guido Piovene. Libro di prossima pubblicazione. «Ho voluto allontanarmi dal mondo patinato delle riviste ma anche dalle grandi città, andare nelle aree interne, dare importanza all’Appennino, la spina dorsale dell’Italia». 


In auto, in scooter, a piedi, Giuseppe osserva luoghi e gente e li racconta forte di un doppio segreto. Un approccio garbato, gentile, disponibile che crea empatia con i suoi soggetti che, in un etico “do ut des”, danno libero sfogo ad emozioni e sentimenti. «Camminando e osservando – scrive lo scrittore giornalista Raoul Mancinelli - Chiucchiù coglie le forme e l’anima della gente e dei paesi che incontra. Ci presenta una Italia misurata sui tempi che corrono: fatta di contraddizioni e divaricazioni, conformismi ed estremismi, protesta e tradizione, laicismo e devozione; una Italia raccontata con sequenze pulite, raccolte utilizzando i moduli nudi e crudi del cronista che riporta quello che vede senza elaborarlo, che si ritrovi a contatto con Tonino Guerra, Wim Wenders e Marcello Mastroianni o con un contadino alla guida del trattore». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico