"Fortunato", la web serie fatta in casa. «Mia mamma gira con il telefonino, mia nonna fa parte del cast»

Mirco Abbruzzetti
FERMO - Dal personaggio made in Marche di “Fortunato”, protagonista di una web serie su Facebook, alla collaborazione con gli autori della pagina di Degrado...

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FERMO - Dal personaggio made in Marche di “Fortunato”, protagonista di una web serie su Facebook, alla collaborazione con gli autori della pagina di Degrado Postmezzadrile. Mirco Abbruzzetti, attore fermano, si racconta.

 

Come nasce l’idea della Facebook serie su Fortunato?
«Prima il lockdown, poi l’idea di fare video, poi ho visto Cecilia Menghini che faceva la vecchietta Rima e ho pensato di tirare fuori il mio vecchio personaggio Fortunato. Non il pescatore di 100 anni fa della commedia “Le scagnerate”, un uomo con un nuovo linguaggio, sempre dialettale. Dal primo video per gioco, è venuta fuori una serie di nove episodi, che terminerà a Pasqua con il decimo. Sperando sia la prima ed ultima serie».


Perché?
«Perché significherebbe tornare dal vivo».


Di cosa parla la serie?
«Racconto storie varie di vita vissuta. Lo faccio con uno stratagemma di regia, per dargli credibilità: la base è che le due nipoti, che non si vedono mai, hanno regalato un telefono al nonno, e con la scusa di fargli vedere come funziona, registrano di nascosto dei video. In realtà è mia madre che gira con il telefono, e qualche volta si vede mia nonna nei panni della mamma di Fortunato e si sente mia madre, capace di fare la risata da ragazzina».


Come nasce la collaborazione con Degrado Postmezzadrile?
«Da una conoscenza comune nelle Officine Mattoni. Sono stato chiamato a leggere dei brani in occasione della presentazione del loro libro “Studi Sociologici”, e la serata ha funzionato. Poi uno degli autori mi ha contattato in via anonima perché volevano fare uno spettacolo teatrale. L’abbiamo studiato bene, alternando pezzi di dialetto, all’italiano. A quel punto mi serviva una “vergara” e non potevo non chiamare Rebecca Liberati. Quella è stata l’esperienza di “Essere Post-mezzadri”».

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Come nasce la collaborazione con Michele Gallucci?
«La rappresentazione sarà tratta dal nuovo libro appena uscito “Siamo fatto lu virus”, con pezzi riscritti, con un nuovo copione, ma ancora senza titolo. È per tre personaggi e quindi ecco Michele; abbiamo coinvolto Lagrù per la parte tecnica, ma la produzione e distribuzione è ancora di Eclissi Eventi».


Di cosa tratterà?
«Della vita e delle situazioni delle famiglie post mezzadre al tempo del virus».


Altri progetti in vista?
«Stiamo preparando uno spettacolo con parte dell’incasso devoluto in beneficenza. La regia è di Gabriele Claretti: “Il villaggio dei matti” è il titolo, ed è tratto da “Il villaggio di Stepancikovo e i suoi abitanti” di Dostoevskij. Dovevamo debuttare a Porto San Giorgio l’8 maggio, vedremo».


Altro?


«Sto lavorando per la pubblicazione del mio primo libro, “Machu Pichu, Patu”, un viaggio tra personaggi fantastici e reali». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico