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CASTELFIDARDO - Risuonano note di pace al Premio internazionale della Fisarmonica, che da mercoledì 28 settembre a domenica 2 ottobre trasformerà Castelfidardo in un grande palcoscenico. Edizione dedicata alla pace con il maestro ucraino Volodymyr Runchak ed il giovane russo Vladimir Stupnikov. Ma il concerto di debutto del PIF vedrà la collaborazione tra il pianista jazz teramano Paolo di Sabatino, che vanta una stabile e stretta collaborazione con Mario Biondi, guest star di questo straordinario evento musicale.
La prima parte dello spettacolo vedrà Di Sabatino, insieme alla sua formazione e alla magia della fisarmonica di Renzo Ruggeri, nel quale ci sarà spazio anche per l’esecuzione di una partitura inedita scritta appositamente per il festival fidardense. Successivamente salirà sul palco Mario Biondi, pronto a stupire ancora una volta il pubblico con la sua calda e raffinata voce. Proprio il soul man catanese commenta così l’imminente concerto (ore 21.30 parco delle rimembranze, in caso di maltempo teatro Astra).
Com’è nata la collaborazione con Di Sabatino e Ruggeri?
«Con Paolo Di Sabatino ci conosciamo da tanto tempo, una collaborazione ormai consolidata.
Quindi è ancora una occasione per dimostrare che la fisarmonica è uno strumento nobilissimo, da tenere in considerazione?
«La fisarmonica è uno strumento nobilissimo, di grande storia e poesia. Io sono cresciuto in Sicilia con tanti amici musicisti, e quando sentivo suonare la fisarmonica era sempre un grande momento di riflessione. Sono strumenti molto complicati da suonare, necessitano di grande abilità tecnica e grande capacità interpretativa. Questa presunta etichetta di “strumento povero” deve essere definitivamente cancellata. In tanti fanno cose mirabolanti».
Che tipo di concerto sarà quello di mercoledì?
«Non credo saranno parti molto differenti quelle previste dal concerto, più che altro parlerei di sensibilità dei vari artisti sul palco che costruiranno un gran concerto. Paolo e Renzi sono due artisti di grande sensibilità e quindi credo che questa sia una nota in più a favore di un evento del genere».
Un concerto che vuole provare ad aprire gli orizzonti degli ascoltatori e degli spettatori?
«La musica ha il compito della democrazia, vuole e deve andare oltre frustrazioni personali. La musica riesce a farlo e riesce ad unire musicisti russi ed ucraini proprio per dimostrare che le persone amano più considerarsi fratelli che nemici. Con la musica possiamo dare un messaggio, sappiamo che la musica ha un grande ascendente nei confronti degli ascoltatori. La musica deve essere quell’arma modesta in mano a gente che ama e che sa come parlare a tutti quanti». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico