«Marche, una seconda casa». Elio con Elisabetta Sgarbi e Antonio Rezza questa sera in piazza a Cossignano

«Marche, una seconda casa». Elio con Elisabetta Sgarbi e Antonio Rezza questa sera in piazza a Cossignano
Elio, al secolo Stefano Belisari, racconterà oggi le sue Marche. Sarà infatti protagonista questa sera, alle ore 21 in piazza Santucci a Cossignano, in “A casa...

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Elio, al secolo Stefano Belisari, racconterà oggi le sue Marche. Sarà infatti protagonista questa sera, alle ore 21 in piazza Santucci a Cossignano, in “A casa di Elio – Le Marche al centro”. Nel corso della serata, moderata da Stefano Losoni, interverrà anche Elisabetta Sgarbi e insieme a Elio non ci sarà più Roberto Burioni, come inizialmente previsto, a causa di un lutto in famiglia, ma il regista, attore e scrittore Antonio Rezza.

 
Elio, quali sono i suoi ricordi di Cossignano?
«Io sono nato a Milano, mio nonno era di Cossignano e mi raccontò che, andato a Roma, conobbe la nonna e poi andò a Milano. Io sono sempre andato al mare a San Benedetto del Tronto, perché a un certo punto mio nonno decise di tornare nelle Marche. Noi nipoti siamo sempre stati lì al mare, le Marche per noi sono state come una seconda casa, finché i miei genitori non hanno comprato una casa a Cossignano. All’inizio, da piccolo, ricordo che mi annoiavo, ma poi crescendo volevo stare solo lì. Quando vengo nelle Marche, torno sempre nel piccolo borgo».

Qual è il suo rapporto con Antonio Rezza?
«Lui è un artista originale, ha una visione personale delle cose, usciranno fuori dei bei ritratti».
Anche lei, con le Storie Tese, ha sempre avuto una visione originale.
«Sì l’idea era quella di fare qualcosa fuori dal conformismo».

Le pinze de “La terra dei Cachi” come si accostano ai quadri dello spettacolo “Io” di Rezzamastrella?
«Io sono un grande appassionato di imprevisti e imbarazzo, quest’ultimo trovo che sia una nostra tipica caratteristica, nostra di noi esseri umani intendo, e credo che con Rezza creeremo molto imbarazzo».

Ci si può affermare partendo da un piccolo centro?
«Vorrei dire innanzitutto che non sono propriamente d’accordo perché la maggior parte dei luoghi di nascita di noi artisti sono piccoli centri e penso che non si debba avere paura di questo. Io mi sento un’eccezione, essendo nato a Milano. L’ambiente di paese è fonte di ispirazione, il fatto stesso di volersi affermare è carburante per il motore. Difficile, almeno nel nostro settore, trovare qualche personaggio affermato nato in grandi città, io mi sento un’eccezione».

Ha mai trovato ispirazione, a Cossignano, per uno o più dei suoi brani?
«Direttamente a Cossignano proprio no, ma per un brano in particolare l’ispirazione l’ho avuta da uno scenario agreste. Ha presente il brano “Nubi di ieri sul nostro domani odierno” (Abitudinario)? Ecco il verso “Ditemi perché se la mucca fa mu il merlo non fa me” mi è venuto facendo lavori in campagna».

Da piccolo pensava di diventare quello che è oggi?
«A me piaceva la musica, ho voluto fare scuola, ho imparato a suonare strumenti. Ma un artista come oggi no, all’epoca mi immaginavo accompagnatore, ma nemmeno sul palco, nella prima fila, poi le vicende della vita hanno fatto sì che mi mettessi in mostra. Se non lo facevo io, non lo faceva nessuno. Poi c’è stato anche il teatro, la recitazione. Avevo 16 anni e andavo ancora in prima fila. La vita è piena di imprevisti ed è bella anche per questo».

Cosa direbbe incontrando qualcuno che ha paura del futuro?


«Gli direi di “fare”. Il fare elimina le ansie, se avete paura fate qualcosa per raggiungere un cambiamento. Ecco il clima giusto è questo e penso davvero che si ripartirà proprio dai piccoli centri, come anche Cossignano». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico