Lucia Fraboni, l'irresistibile Adalgisa da professoressa ad attrice comica

Lucia Fraboni, alias Adalgisa
CHIARAVALLE -  Lucia Fraboni non sa chi sia, realmente. Fra le maschere che interpreta nel suo Teatro, una nessuna o centomila, lei si riconosce a pieno in ognuna e non ne...

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CHIARAVALLE -  Lucia Fraboni non sa chi sia, realmente. Fra le maschere che interpreta nel suo Teatro, una nessuna o centomila, lei si riconosce a pieno in ognuna e non ne vuole uscire. Perché ciascuna di esse è una fetta di quotidianità. 


Ironica, se volete, sbeffeggiante, caustica, spesso sopra le righe. Ma è la "signora"( massaia, prof o educatrice) della porta accanto. Sulla scia del successo del suo "Le Psicocomiche", tutto esaurito al Teatro di Chiaravalle per tre repliche e altre sono in vista, cerchiamo di conoscere questa artista che, da una vita, partita da radio e tv private, è approdata al teatro con la voglia di creare un tipo di cabaret che approfondisca, distorcendoli, i caratteri che troviamo all'angolo della strada. 

Scusi professoressa, lei insegna anche, vero?
Si, lettere a Senigallia, per l'esattezza. Nella mia compagnia c'è anche un mio ex alunno, ma non l'ho certo costretto io, ama recitare. Ora, dopo una decina di lavori teatrali complessi e articolati, posso dire di aver trovato la mia dimensione, anche se non si sa mai, potrei tornare a fare il cabaret da sola per piazze e sagre. Mio compagno di viaggio è Pierfrancesco Favi, collaboriamo da anni. Ci siamo conosciuti all'aeroporto di New York, mi aveva invitata a intrattenere gli ospiti del gruppo della nostra gita, ho buttato lì la mia Adalgisa Palpacelli, e tutti hanno cominciato a ridere, anche i non italiani. Un successo in terra straniera. Segno buono, mi son detta. Era il 1998.

E le Psicocomiche cosa significano?
In una società stressata come la nostra, la commedia fa luce sul mondo di oggi, che soffre di varie patologie, fissazioni, ossessioni, zone oscure, nevrosi più o meno importanti. In più ho aggiunto un pizzico di new age ed un certo tipo di spiritualità. Pensa al personaggio Palpachacra, reduce da un viaggio in India, in contatto con un para guru! La gente ha bisogno di ridere, ha necessità di evadere attraverso un riso liberatorio. E' vero, ho costruito personaggi che spingono forse alla risata forte, ma la cosa mi viene naturale. Ho preso da mia nonna Zermira, di Cerreto d'Esi, che veniva fermata in piazza per le sue battute fulminanti. Credo che la comicità sia la mia strada, ma sempre col marchio della marchigianità. Il palco è liberatorio, ma quando recito subisco un processo di potenziamento della mia anima. E' catartico…. 

Si è ispirata, per esempio, ad una sua prof del liceo ma tace il nome, ascolta dietro l'angolo le chiacchiere del mondo e riferisce a modo suo, ama tutte le sue creature e si immerge, dice "nel flusso della vita con una sintesi comica".

In preparazione? 
Il 16 aprile sarò al Pergolesi di Jesi, con altre tre miei compagni di viaggio, per uno spettacolo di beneficienza dedicato al Kiwanis e alla Croce Rossa.


Una specie di best of… diciamo noi. Ci guarda e se ne va salutandoci alla Adalgisa Palpacelli.  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico