Arturo Cirillo con “Lo zoo di vetro” in scena al Teatro Pergolesi di Jesi

Arturo Cirillo con “Lo zoo di vetro” in scena al Teatro Pergolesi di Jesi
JESI – Arturo Cirillo con “Lo zoo di vetro” in scena al Teatro Pergolesi di Jesi. Secondo appuntamento per la Stagione Teatrale 2014/15 del Teatro G.B. Pergolesi di Jesi...

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JESI – Arturo Cirillo con “Lo zoo di vetro” in scena al Teatro Pergolesi di Jesi. Secondo appuntamento per la Stagione Teatrale 2014/15 del Teatro G.B. Pergolesi di Jesi curata dalla Fondazione Pergolesi Spontini con Marche Teatro, Amat, sostenuta da UBI Banca Popolare di Ancona e Sogenus.




Giovedì 5 febbraio alle ore 21.00 va in scena al Teatro G.B.Pergolesi di Jesi lo spettacolo Lo zoo di vetro, di Tennessee Williams, traduzione di Gerardo Guerrieri, con Milvia Marigliano, Monica Piseddu, Arturo Cirillo, Edoardo Ribatto, scene Dario Gessati, costumi Gianluca Falaschi, luci Mario Loprevite, regia Arturo Cirillo, produzione TieffeTeatro.



La regia poetica e sensibile di Cirillo si misura con un classico del teatro del novecento, mostrando meccanismi familiari sempre attuali e personaggi reali, nell’Italia di oggi come nell’America degli anni ‘40.



Lo zoo di vetro è “un dramma di memoria”, secondo la definizione dello stesso Tennessee Williams, cioè è un testo dalla doppia natura: realistico nella descrizione dei rapporti tra i personaggi, ma totalmente onirico rispetto al tempo della vicenda e al tempo della sua rappresentazione. Potente messa in scena dell’atto del ricordare e del rapporto con il passato come luogo del rimpianto: “Il futuro diventa presente, il presente passato, e il passato un eterno rimpianto” si dice nel testo. Al centro della vicenda il fallimento di una famiglia, una madre che vive ancorata al ricordo di una giovinezza dorata, un gruppo di ex-giovani ormai senza più età.



Dalle note di regia di Arturo Cirillo - Lo zoo di vetro di Williams rappresenta “l’inganno dell’immaginario”, non è casuale la grande importanza, data dall’autore, all’atto del proiettare. Il riflettore teatrale che il narratore/figlio punta sui personaggi, i molteplici film nei cinema dove si rifugia Tom per sfuggire alla realtà, e anche gli stessi animaletti di vetro che compongono lo zoo del titolo sono l’emblema della fragilità e della finzione: sono essenze quasi prossime all’assenza, non a caso trasparenti. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico