Lele Spedicato dei Negramaro, frase choc: «Spero che muoia perché fa musica di me**a»

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«Spero che muoia perché fa musica di merda». Sì questa frase è stata scritta sul serio ed è riferita a Lele Spedicato, chitarrista dei Negramaro ricoverato a Lecce, colpito da emorragia cerebrale lunedì scorso (Qui tutti gli aggiornamenti di Leggo.it).


Ad augurare la morte del musicista su Facebook è un utente che, in seguito agli insulti ricevuti, non solo non ha mostrato alcun pentimento ma ha anche rincarato la dose. 

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Tutto è partito dal primo post pubblicato che recitava questo: «Ho letto che il chitarrista dei Negramaro ha avuto un’emorragia cerebrale. E io che pensavo che oggi era una giornata di merda». Ovviamente le sue parole non sono passate inosservate, non poteva essere altrimenti. In molti lo hanno aspramente criticato, cercando anche di capire cosa portasse l'uomo a provare un odio così profondo nei confronti di Spedicato. Lui ha pensato bene di rispondere battendo forte sulla libertà di espressione dei propri concetti. «Se una persona che non mi piace schiatta sono contento. Io sono felice se muore uno che per me fa musica di merda e non costringo nessuno a pensarla come me», aggiunge. 



Poi si difende, anzi. Passa al contrattacco contro i critici. «Spesso si viene giudicati in toto come persona in base a un singolo post scritto su FB - spiega - (e si può fare, per carità: io giudico il chitarrista dei Negramaro solo in base alle sue canzoni, quindi…) e penso comunque che FB sia preso troppo sul serio». 

Le frasi finiscono anche nelle mire di Selvaggia Lucarelli, che in un lungo post mostra tutti i commenti e le risposte choc e lo attacca duramente. «Perché si sveglia una mattina e decide di utilizzare questo mezzo potente e bellissimo che è fb, per comunicare a tutti che se muore il chitarrista dei Negramaro lui è contento? - si chiede la Lucarelli - Non lo so. Nega che sia una provocazione e vabbè. Parla della solita libertà di dire quel che si vuole, che ormai è l’alibi del coglione. Continua con le scemenze nei commenti. E fin qui nulla di nuovo. Il problema è che un adulto mediamente evoluto come lui, rispondendo a chi gli fa notare quanto sia stato becero e gratuito, ritenga che non si possa giudicare una persona per quello che scrive su internet. (LO SCRIVE LUI)». 
 
«È qui che si capisce il problema - prosegue - La solita distorsione della realtà. Il solito problema dell’ignoranza nel ritenere il web un mondo parallelo, una zona franca, un non luogo in cui si può essere altro, in cui si può essere la parte peggiore di sè, perché tanto mica è la realtà. Invece qui e lì sono la stessa cosa e se non l’hai capito dopo un decennio di fb, hai un problema serio. Sono LA STESSA COSA con la differenza che nel bar sotto casa gli amici, i parenti, le persone che vogliono bene a Lele non hanno possibilità di ascoltare le tue idiozie. Qui le leggiamo tutti, compresi (potenzialmente) loro. E immagino - conclude - che il nostro eroe del giorno, se quegli amici, quei parenti, fossero seduti al bar, se ne starebbe ben zitto. Se vi piace la provocazione, almeno assumetevi il rischio di un pugno in faccia».

 
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Corriere Adriatico