“Tessuti e lamiere”, a Jesi l'esposizione omaggio all'eclettico ingegnere-esteta Gabriele Diotallevi

Un'opera di Diotallevi in mostra a Jesi
JESI -  Come possa un ingegnere essere un esteta lo rivela la mostra che si apre l'8 gennaio, alle 17, a Palazzo Bisaccioni di Jesi. “Tessuti e lamiere. La...

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JESI -  Come possa un ingegnere essere un esteta lo rivela la mostra che si apre l'8 gennaio, alle 17, a Palazzo Bisaccioni di Jesi. “Tessuti e lamiere. La trama di Gabriele Diotallevi, eclettico ingegnere di passioni” è il titolo dell'esposizione, a cura del figlio di “Lele”, Riccardo. L'ha “tessuta” come un omaggio, più che come una celebrazione, a un padre che ha fatto della creatività immaginifica, e insieme costruttiva, la missione della sua vita.

 

Una passione innata, tanto che da bambino andava a misurare col metro da sarta le corriere posteggiate al capolinea, in piazza a Jesi, per riprodurne le forme. Batteva la lamiera delle scatole dei biscotti, per ricavarne modellini di autobus. Recuperati dal figlio e restaurati, saranno esposti a Jesi, assieme a quelli realizzati da Lele dopo la pensione. «In tutto una cinquantina, costruiti – osserva Riccardo Diotallevi - con estrema attenzione ai particolari. Le ho mostrate a intenditori che si sono stupiti dei dettagli e della certosina precisione». Nella collezione si riconoscono due linee, “Turismo” e “Autolinee”, diverse, caratterizzate da stilemi rispondenti al rispettivo scopo.
Ma l'idea della mostra è nata anche dal rinvenimento di una serie di agende, su cui, ai tempi dell'università, Ingegneria a Pisa, Gabriele Diotallevi disegnava, a china e ad acquarello, figure di uomini e donne elegantissimi, accanto ad auto d'epoca. «Forse il suo sogno sarebbe stato fare lo stilista di moda. I suoi personaggi assomigliano a quelli del cinema dei telefoni bianchi: donne bellissime che passeggiano con uomini determinati, coppie in incontri formali o anche furtivi».


Poi, la sua storia prese un altro verso, ma Gabriele riuscì a dare ali alla sua passione di designer. Una volta laureato, insegnò per 35 anni Disegno Tecnico all'Istituto industriale, e aprì uno studio di ingegneria, a Jesi, con Albertini e Ferrari. «Incaricato di progettare il garage delle autolinee Sacsa, a Cupramontana, iniziò, grazie al sodalizio con Renzo Coppari, figlio del titolare, a curare l’immagine del parco macchine, con personalizzazioni di mascherine (calandre), modanature e livree, e la scelta delle tappezzerie per i sedili interni». In mostra sono esposti anche i disegni per i “baffi del vento”, decorazioni “futuriste” con cui amava suggerire, sulle fiancate, il movimento dell'aria sul mezzo in corsa.


Riccardo Diotallevi, Premio Adi Index 2018, dopo aver collaborato con la Elica di Fabriano, ha aperto nel 2014 DiotalleviDesign, che studia progetti per l’industria, gli ambienti e la comunicazione. Nessuno meglio di lui avrebbe quindi potuto allestire una mostra come questa, un tributo al magistero di suo padre e una vetrina dello stile di un'epoca ormai tramontata, cui Lele ha contribuito con la sua inventiva. «Dopo la sua scomparsa, sono riuscito a ritrovare il martelletto di ferro con cui mio padre lavorava la lamiera per i suoi modellini. È una sorta di “ago magnetico”, che guida alla visita di questa mostra, in cui figurano anche le opere, legate al tema, di tre artisti miei amici: Giancarlo Ercoli, Gino Sampaolesi e Andrea Boldrini». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico