"Le nozze di Figaro" di Mozart: al Pergolesi uno sberleffo alla nobiltà

"Le nozze di Figaro" di Mozart: al Pergolesi uno sberleffo alla nobiltà
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JESI - “Le nozze di Figaro”, commedia per musica in quattro atti di Wolfgang Amadeus Mozart su libretto di Lorenzo Da Ponte (dalla commedia “La folle journée ou le marriage de Figaro” di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais), va in scena stasera (ore 20.30, con replica domenica alle 16) al Teatro Pergolesi di Jesi come secondo titolo della stagione lirica in corso (dopo “Il trovatore” d’apertura). Il presente allestimento è una coproduzione con Teatri e Umanesimo Latino spa Treviso e con il Teatro Comunale di Ferrara. Il maestro spagnolo Sergio Alapont dirige l’Orchestra Città di Ferrara con l’apporto del Coro Benedetto Marcello di Venezia.

 
Un cast di primordine
Nella compagnia di canto figurano i vincitori del XLVIII Concorso Internazionale per Cantanti “Toti dal Monte”: Christian Federici interpreta il ruolo del Conte di Almaviva e Yulia Gorgula quello della Contessa, Francesca Tassinari veste i panni di Susanna e Davide Giangregorio quelli di Figaro; ci sono poi Marta Pluda nella parte di Cherubino e Francesca Cucuzza in quella di Marcellina. Completano il cast Baurzhan Anderzhanov (Bartolo), Alfonso Zambuto (Basilio/Don Curzio) Sara Fanin (Barbarina) e Luca Scapin (Antonio). La regia è curata da Francesco Bellotto, le scene sono di Emanuele Luzzati (nome “storico” delle messe in opera teatrali), i costumi di Alfredo Corno e le luci di Roberto Gritti.
 
Un testo spinoso

Mozart, scegliendo di mettere in musica il lavoro di Beaumarchais, sapeva di avere a che fare con un testo spinoso, di cui l’imperatore (Giuseppe II) aveva vietato la messa in scena a causa degli elementi di satira sociale in esso contenuti, che l’aristocrazia non poteva tollerare: tant’è che Da Ponte lo purgò in qualche misura, senza peraltro eliminarne la latente carica di sottile eversione (secondo i canoni di giudizio esistenti al tempo, evidentemente). Basti pensare che nel libretto il barbiere Figaro, cioè un servitore, un lacchè, poteva minacciare un conte (Almaviva) di prenderlo a calci, per le incaute profferte amorose rivolte alla sua promessa consorte Susanna, riuscendone a mandare a monte la tentata avventura sentimentale, e facendo perdipiù balenare l’idea che da allora in poi le cose sarebbero andate più o meno così. Lo stesso Beaumarchais, dissertando sulla “decenza teatrale”, aveva con argomenti ineccepibili preso le difese del suo lavoro. Ammesso - e non concesso - che ce ne fosse bisogno, ci ha pensato comunque Mozart a “moralizzare” il testo rivestendolo di una musica meravigliosa, anche in virtù di un libretto di straordinaria eleganza, in sintonia piena con le note. “Le nozze” vanno lette nel palpito vitale che vi si respira, che avvolge i suoi personaggi nel caleidoscopio vibrante di sentimenti e di azioni che si sviluppano nell’arco di una “folle giornata”, sufficiente a contenere tutte le sfaccettature della commedia umana, nella quale i caratteri delineati con introspezione psicologica finissima interagiscono tra loro in un intreccio che è l’immagine schietta della vita. Mozart e da Ponte: dopo “Le nozze di Figaro”, produrranno insieme “Don Giovanni” e “Così fan tutte”, la celebre trilogia “italiana”. Che fa onore agli autori, ma anche al nostro Paese.
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Corriere Adriatico