Mauri nei panni di Re Lear a Jesi e Fermo: «Non è facile interpretare questo personaggio, più che la tecnica serve la ricchezza umana»

L’attore pesarese Glauco Mauri in una scena di “Re Lear”
JESI - Su il sipario per il grande attore e regista teatrale marchigiano, Glauco Mauri: l’artista, originario di Pesaro, sarà infatti oggi e domani, 12 e 13...

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JESI - Su il sipario per il grande attore e regista teatrale marchigiano, Glauco Mauri: l’artista, originario di Pesaro, sarà infatti oggi e domani, 12 e 13 gennaio, al Teatro Pergolesi di Jesi e al Teatro dell’Aquila di Fermo i prossimi sabato 15 (ore 21) e domenica 16 (ore 17), con il suo “Re Lear”, nell’ambito delle due rispettive stagioni di prosa organizzate con l’Amat (info Jesi 0731206888, Fermo 0734284295).


Il Bardo
La rappresentazione del testo di William Shakespeare, ridotto e adattato dallo stesso Mauri insieme ad Andrea Baracco che ha curato pure la regia, aveva appena debuttato quando si è dovuto fermare a causa della pandemia, e ora è ripartito. Non è la prima volta che Mauri, nella sua immensa carriera, interpreta il Re Lear, l’ha già impersonato altre due volte, nel 1984 e nel 1999, prima di arrivare a quella attuale. Fin qui il Lear, perché se si contano tutti i personaggi shakesperiani che ha interpretato finora, sono in totale 24, a partire dal debutto da professionista, nel lontano 1953, avvenuto con il “Macbeth”. Allora fu diretto da Orazio Costa, uno dei suoi insegnanti all’accademia di arte drammatica di Roma diretta da Silvio D’Amico. 
Lo spettacolo 
Glauco Mauri non sarà da solo sul palco: ritroverà accanto a lui Roberto Sturno, dopo le altre due edizioni del Lear, dove Sturno era il Matto. Con loro ancora una decina di attori per la rappresentazione dell’anziano Re inglese che decide di abdicare. «Eccomi qui – commenta il protagonista – alla mia veneranda età a impersonare nuovamente Lear». E se qualcuno si dovesse chiedere il motivo, Mauri risponde con vera umiltà: «Mi sono sempre sentito non all’altezza ad interpretare un tale e alto crogiolo di umanità che caratterizza questo personaggio. Ecco, la ritengo un’impresa non facile, accompagnata dalla convinzione che per tentare di essere il Re Lear non serva tanto la tecnica, acquisita e maturata nei lunghi anni della mia carriera, quanto la ricchezza umana che mi hanno regalato gli anni che sono passati, in un cammino a volte pure faticoso». La storia è quella shakespeariana dell’anziano Re che vuole abdicare, e di tutti i suoi tormenti, di quelli di Gloucester, di Edgar, di tutti gli altri personaggi, soprattutto delle tre figlie del Re, Cordelia, Goneril, Regan. Un tormento tra chi come Lear è troppo grande per regnare, e chi invece non è in grado come tutti gli altri. 
La vita 

Ognuno ha i propri limiti, e questa è la vita, che Mauri e Sturno, insieme agli altri, rappresentano davvero magistralmente. «Spero solo – dice ancora l’attore protagonista – che quel luogo magico che è il palcoscenico possa venire in soccorso ai nostri limiti. Cosa c’è, del resto, di più coerente di un palcoscenico per raccontare la vita?». Scendendo nei dettagli della storia del Re Lear, Mauri aggiunge che «nell’opera di Shakespeare è la vita stessa che per raccontarsi ha bisogno di farsi teatro». Un luogo di immensa poesia per il grande attore e regista: «Ho sempre creduto e credo ancora che bisogna mettersi in discussione e affrontare il rischio di nuove idee per comprenderlo appieno questo mondo meraviglioso». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico